SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - PRIMA PARTE



Continua il nostro viaggio alla scoperta della simbologia degli affreschi della cappella degli Scrovegni, a Padova.

Dopo i cicli della vita di Gioacchino e Anna e di Maria, nel secondo registro, parete sud, troviamo altre cinque scene del ciclo dedicato alla vita di Gesù, ovvero

Natività di Gesù e annuncio ai pastori
Adorazione dei Magi
Presentazione di Gesù al Tempio
Fuga in Egitto
Strage degli innocenti

In realtà la prima scena di questo ciclo si trova nel registro centrale superiore sulla parete dell'arcone, ed è la Visitazione.



Maria incontra la cugina Elisabetta che, miracolosamente, in tarda età era in attesa del suo primo figlio, che sarebbe stato Giovanni il Battista.

L'anziana donna ha un veste gialla, a simboleggiare il grande cambiamento che era avvenuto nella sua esistenza e anche per alludere al fatto che per la prima volta un essere umano, il figlio che ella ha in grembo, ha percepito la presenza di Dio fatto uomo sulla Terra.

Maria, con una veste inferiore candida, simbolo della sua purezza e una sopra, smanicata, rosso porpora, a simbolo della sua regalità, in quanto madre di Dio, abbraccia affettuosamente la cugina.

Una donna in abito azzurro, dietro Elisabetta, è incinta, simbolo della condizione delle due donne e del fatto che essa è di origine celeste, divina, sia pure in modalità diverse.

Dietro Maria due donne, una delle quali con dei panni bianchi, allusione ai nascituri che avranno bisogno di essere fasciati.



Nella scena seguente, Natività di Gesù e annuncio ai pastori, nella parete sud, Maria osserva rapita il bambino e gli tende le braccia, amorevole.

Il suo gesto ha un significato duplice: da una parte di accoglimento e protezione, ma dall'altra di offerta del proprio Figlio al mondo, rappresentato per sineddoche dalla levatrice, che con cura tocca il Neonato.

Ai piedi del letto, trasognato, in disparte, seduto, sta Giuseppe, per simboleggiare la sua partecipazione passiva all'evento, non solo della Nascita ma soprattutto del concepimento, essendo solo il padre putativo di Gesù ma non quello vero.

La presenza degli angeli, riconoscibili dall'elemento sia iconografico che simbolico delle ali, per significare la loro leggerezza, incorporeità, essendo spiriti, la loro libertà, velocità e il loro ruolo di messaggeri divini, è un implicito riferimento al fatto che il Bambino è speciale, è sovrannaturale, è divino.

I loro gesti, che rappresentano la preghiera al Cielo e al Bimbo, sottolineano questo legame tra la materia, il corpo umano del Bimbo e la Spiritualità divina che Gli vengono direttamente dal Padre, Dio Creatore.

Il quinto angelo è invece il tramite tra la Divinità e l'Umanità, simboleggiata dai pastori, ammirati e sbigottiti dinanzi a tale manifestazione luminosa e spirituale.

Anche gli animali presenti sono simbolici, oltre che iconografici: il bue e l'asinello rappresentano Ebrei e Gentili che assistettero alla venuta di Cristo senza comprenderla, come ottusi animali.

Il piccolo gregge simboleggia la Chiesa novella, l'umanità che verrà redenta dal suo Buon Pastore, seguendo le sue indicazioni e venendo da Lui guidata e protetta.

La greppia in cui il Bambino sta per essere deposto è simbolo della povertà in cui ha deciso di calarsi, ma non intendendo con questo termine la miseria economica (Giuseppe era un artigiano, lavorava e manteneva agevolmente la famiglia), quanto piuttosto la misera condizione umana in cui si era inserito volontariamente per riammetterla, con il Suo sacrificio, alla gloria immortale da cui proveniva e che aveva perduto con il Peccato Originale.

Anche i colori sono adoperati non solo per l'appagamento della vista, ma per simboleggiare determinati concetti.

L'azzurro lapislazzulo del manto di Maria, ormai quasi scomparso, simboleggia la Grazia divina, il mondo sovrannaturale che la Vergine ha deciso di accogliere nella sua vita, la sua calma e imperturbabilità, il rosso della sua veste il sangue di Gesù che sarà versato per l'umanità e il dolore che Lei dovrà sopportare.

Il giallo di cui è vestito Giuseppe evoca che lì, in quella stalla, è appena avvenuto un cambiamento epocale, che trasformerà la Storia e il destino dell'Uomo, o almeno di coloro che lo accetteranno. Il giallo è in effetti il colore del cambiamento, della trasformazione, e questo elemento rende lo statico Giuseppe uno degli elementi più dinamici dell'opera.

Infine le aureole intorno al capo degli angeli, di Maria e di Giuseppe simboleggiano la loro santità, la loro condizione perfetta, superiore, quasi ormai completamente proiettata in una dimensione altra, sovrannaturale.

Quella del Bambino è cruciforme, per evidenziarne la natura e il futuro, sia di mortale sacrificio cruento ma soprattutto di sfolgorante vita gloriosa ed eterna.



Nella scena seguente, l'Adorazione dei Magi, la Sacra Famiglia è seduta sotto l'edificio ligneo, icona della stalla in cui è nato il Figlio di Dio ma anche simbolo della Chiesa di cui Egli sarà il fondatore.

Il luogo dove il Bimbo accoglie i tre Magi è simbolo della povertà che Dio ha scelto per condividere la sua esistenza terrena fra gli uomini, scegliendo la libertà che essa assicura. Tale povertà è anche metaforica, intendendo con essa la condizione umana rispetto a quella divina che Gli appartiene.

I colori delle vesti indossate sono ricchi di simbologia: Maria, è vestita con  una veste rosso intenso con bordature d'oro, che richiama insieme l'idea di regalità della Madre di Dio ma anche il sacrificio di sangue che le sarà richiesto nella persona di Suo Figlio. Un manto blu oltremare (quasi completamente perduto), la ricopre, simbolo del suo destino celeste, ultraterreno e della sua condizione privilegiata.

Il Bambino, in fasce, è coperto da una mantellina verde, simbolo della speranza che Egli porta nel mondo.

Giuseppe ha come sempre l'abito giallo, per sottolineare il cambiamento epocale dovuto alla nascita di quel Bambino.

I tre Magi appaiono in tre età differenti, grazie agli indici dati dal colore del capelli, dai lineamenti del viso e dall'invecchiamento della pelle: rappresentano quindi i diversi periodi della vita dell'uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.

I Magi porgono adoranti i loro doni al Bambino. si tratta di oro, incenso e mirra.

I tre doni hanno precisi significati: l'oro è simbolo di regalità, che i tre saggi riconoscono a Gesù; l'incenso rappresenta la Sua divinità, la dimensione  soprannaturale da cui Egli proviene; la mirra, rappresenta l’umanità, alludendo  alla morte che la affligge, e alle ferite che tale resina cura. Allude anche alla morte di Gesù, prova della Sua reale umanità e mezzo attraverso il quale è destinato a far trionfare la Vita, risorgendo.

Inoltre, essendo l’incenso il profumo che ancora si utilizza in oriente per purificare l’aria e, nella liturgia, intorno all'altare, è simbolo di purezza.

L'oro rappresenta la regalità, il potere, che si riveste qui di caratteristiche divine.

La mirra è simbolo della cura, del medicamento, della carità.

Il numero tre  allude all'omaggio a Gesù Cristo delle tre parti del mondo allora conosciute: l’Africa simboleggiata da Baldassarre, l’Asia da Melchiorre e l’Europa da Gasparre.

Essi sono quindi sineddoche dell'Umanità intera o almeno di quella parte che intende riconoscere e adorare Gesù come Figlio di Dio.

I calzari rosso porpora simboleggiano la loro condizione regale, insieme alle corone d'oro che hanno sulla testa. Il fatto che essi si inginocchino dinanzi al Bimbo simboleggia che Egli è il re dei re.

I cammelli sono simbolo del fatto che i Magi venivano da luoghi esotici.

La presenza degli angeli simboleggia la sovrannaturalità dell'evento.



Nella Presentazione di Gesù al Tempio, la scena si svolge presso la medesima architettura, già adoperata da Giotto nelle scene di Gioacchino e di Maria, per rappresentare il Tempio di Gerusalemme.

Si tratta del rito della circoncisione di Gesù, otto giorni dopo la sua nascita, in ossequio alla Legge ebraica.

L'offerta rituale di due colombe,  portate da Giuseppe, come il rito prescriveva, intende sottolineare la ragione della presentazione del Bambino al Tempio.

Gesù è affidato da Maria a Simeone, il sacerdote con l'aureola, per simboleggiare il fatto che lo Spirito Santo e la grazia di Dio erano in lui, per permettergli di riconoscere in quell'infante il Signore dell'Universo.

Dato che l'icona del Tempio è prefigurazione della Chiesa che verrà, il gesto di Maria che offre Gesù al ministro del Tempio, è simbolo della sua offerta del Figlio alla Chiesa.

Quando qualcuno riceveva dall'Imperatore bizantino un dono, doveva nascondere le mani sotto in lembo del mantello. Ecco perché Giotto rappresenta il vecchissimo Simeone che accoglie Gesù in braccio con le mani coperte da un drappo di stoffa.

Ciò implica che il dono che Maria fa alla Chiesa è dono imperiale e che come tale deve essere riverito.

La Profetessa Anna è riconoscibile dal cartiglio con la profezia "quoniam in isto erit redemptio mundi" cioè "poiché in costui vi sarà la redenzione del mondo".

Un angelo appare in cielo con una verga dorata col trifoglio in cima, simbolo della Trinità.



Nella scena seguente, la Fuga in Egitto, è narrato l'episodio in cui la Sacra Famiglia, avvisata in sogno, per sfuggire alla rabbia di Erode e salvare la vita al Bambino, fuggì oltre confine.

L'asina era nell'Antico Testamento, la cavalcatura dei re e ciò simboleggia la natura regale e soprannaturale del Bambino e di Sua madre.

L'animale è guidato da un giovane dalla veste nera, colore simbolo della morte che attende il Bambino, quando sarà adulto, ma il giovane indossa una corona di edera, simbolo dell'immortalità, della vita eterna che Gesù con il suo sacrificio donerà a chiunque crederà in Lui.

Il giovane conduce l'asino là dove l'angelo, in cielo, indica, certo di percorrere la strada giusta per giungere a destinazione senza correre pericoli.

Il significato è chiaro: il viaggio della Sacra Famiglia è non solo simbolico di quello che attende Gesù nella sua età adulta, ma anche quello che ogni Uomo deve compiere, attraverso i pericoli e le difficoltà della vita (simboleggiate dallo strapiombo che l'asina costeggia) per raggiungere la salvezza.

Per farlo ogni uomo sa, come il giovane conduttore, che la morte incombe ma è certo anche che essa non può fare realmente paura a chi si lascia guidare da Dio ed è incoronato per vivere una esistenza eternamente felice.

La Sacra Famiglia quindi apre la via, seguita dai tre giovani, sineddoche della Umanità in cerca di luce e salvezza e le cui vesti rimandano ai colori simbolici delle tre Virtù teologali, fede, speranza e carità, necessarie per affrontare il viaggio pericoloso.



Infine, nella Strage degli Innocenti, osserviamo due elementi che connotano percettivamente la scena: il colore viola e le linee diagonali discendenti, che sottolineano l'angoscia, la rovina, la perdita, la crudeltà della decisione presa dal tiranno Erode, sulla terrazza, che appare a braccio teso verso il basso.

I codici mimetici delle donne esprimono disperazione, dolore, impotenza.

Quelli dei sicari, indifferente disumanità.

Quelli dei passanti pietà e compassione.

La scena è quindi tripartita tra chi fa il male, chi lo subisce e chi si astiene dal compierlo.

Le icone dei cadaveri scomposti dei bambini, ammassati sul terreno, simboleggiano le fondamenta della Chiesa che sorgerà, che si basa sulla testimonianza e il sacrificio degli innocenti di tutte le età che soffrono per le scelte scellerate di quanti preferiscono le tenebre alla luce.

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Di seguito il documentario completo delle "Storie di Cristo", tratto dalla serie "I Simboli nell'Arte" dedicata alla simbologia nascosta nell'arte.





SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - PRIMA PARTE SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - PRIMA PARTE Reviewed by Polisemantica on giovedì, gennaio 30, 2020 Rating: 5

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