Il Giudizio universale di Giotto, del 1306, affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova, è un capolavoro non solo dal punto di vista squisitamente artistico ma anche da quello simbolico.
L'affresco è diviso in due parti in antitesi, quella superiore, illuminata dal sereno ordine celeste, e l'inferiore, nel burrascoso divenire dell'ordine terrestre che sta giungendo al termine, con una metà occupata dai morti risorgenti e dai beati che si recando in Paradiso, e l'altra metà dai dannati precipitati nell'Inferno.
Al centro dell'affresco, metafora dell'Universo, si erge Gesù, giudice divino, che siede su una nube iridata ed è circondata da una mandorla retta da angeli, stilizzazione della luce divina che emana dal suo essere, scomposta in tutti i colori dell'arcobaleno, simbolo della totalità delle cose da lui create.
Sotto la nube che funge da trono del Cristo, appaiono animali fantastici non facilmente identificabili.
Alcuni studiosi, fra cui Giuliano Pisani, vi hanno ravvisato un orso con il pesce, simbolo della bestialità dell'umanità redenta grazie al sacrificio di Gesù, un centauro, simbolo della doppia natura del Cristo, divina e umana; un'aquila, simbolo di potenza e dell'ascensione e un leone, simbolo della regalità del Cristo e della Resurrezione.
In tali figure simboliche sono state inoltre identificate, per tradizione della Chiesa, gli attributi ai quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, il leone di Marco, l'aquila di Giovanni e il bue di Luca.
I codici gestuali del Cristo sono simbolo della sua accoglienza rivolta alle anime dei giusti e alla sua ripulsa di quelle dei malvagi, che vengono condannati.
I dodici apostoli, sei da una parte e sei dall'altra, circondano il trono celeste.
I cieli sono ricolmi di innumerevoli schiere angeliche, suddivisi per caratteristiche e riconoscibili dal colore, simbolo del loro status:
- gli Angeli custodi, in verde, simbolo della Speranza;
- gli Arcangeli in rosa simbolo di autorità sugli Angeli;
- i Principati in giallo simbolo di rinnovamento e di collegamento tra spirito e materia;
- le Dominazioni, in arancione, simbolo di auto-dominio, pienezza di vita;
- le Virtù, con la veste blu zaffiro, simbolo della purezza;
- le Potestà, in azzurro acquamarina, simbolo di forza vitale;
- i Serafini, in rosso, simbolo dell'Amore divino;
- i Cherubini in azzurro, simbolo della Sapienza divina;
- i Troni, in verde, simbolo della potenza di Dio e della Sua giustizia.
Ai lati della mandorla angeli suonano le trombe dell'Apocalisse risvegliando i morti.
Ai piedi del Cristo vi è la Sua croce, simbolo di redenzione e di sacrifico. Accanto alla croce appare il committente dell'opera, Enrico degli Scrovegni che offre un modello della cappella alla Vergine, icona della cappella vera e propria e simbolo di dedicazione dell'opera, per purificare il peccato d'usura della sua famiglia del quale era stato accusato da Dante, nella sua Commedia.
Un raggio di luce ogni 25 marzo passa tra la mano di Enrico e quella della Madonna.
È simbolo della donazione avvenuta in tale data.
Dalla mandorla sgorgano quattro fiumi di fuoco che generano l'inferno, Stige, Acheronte, Flegetonte e Cocito, in cui sono precipitati i reprobi, tormentati crudelmente dai demoni, riconoscibili per il colore livido e l'aspetto caprino o scimmiesco.
Alcuni dannati hanno al collo sacchetti di monete, simbolo di avidità. Le pene sono inflitte per similitudine iperbolica dei peccati che hanno procurato loro la dannazione.
Le pene sono esplicite e terrificanti, torture disumane che mostrano individui segati a metà, squartati, stuprati, infilzati allo spiedo. I codici dell'abbigliamento (o parte di essi, visto che le anime sono simboleggiate da individui nudi) o dell'acconciatura sono indice della loro condizione durante la vita terrena: appaiono re, monaci, giudici e alti religiosi.
In basso siede, goffo e informe,Lucidero, che appare con il "vultus trifrons", ovvero con tre facce.
Tale rappresentazione, mutuata anche da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, al canto XXXIV della prima Cantica, è la perfetta antitesi della Trinità celeste: se le caratteristiche divine sono:
- la divina podestate, (il Padre)
- la somma sapïenza (il Figlio) e
- 'l primo amore (lo Spirito) (Inf. III, vv. 5-6)
- impotenza,
- ignoranza e
- odio
C'è anche chi ha attribuito ciascun colore al simbolo di una fase dell'opera alchemica, la rubedo, l'albedo e la nigredo.
Nella parte più alta dell'affresco, ai lati della finestra, sono dipinti il sole, e la luna, sineddoche dell'intero firmamento, che sta per essere "arrotolato" da due angeli, ponendo fine alla realtà per come la conosciamo.
Da dietro si rivelano le porte dorate della Gerusalemme Celeste, simbolo del nuovo ordine cosmico, di bene e felicità, come scritto nell'Apocalisse:
«Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge, e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto» (AP 6, 14).
SIGNIFICATI DEI SIMBOLI DEL GIUDIZIO UNIVERSALE DI GIOTTO
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domenica, febbraio 02, 2020
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2 commenti:
Devo correggere il passaggio inerente l'identificazione delle figure albergate sotto il trono dove siede il Cristo. Sono quattro gli esseri e raffigurano semplicemente un uomo, un leone, un toro e un'aquila, secondo la visione di Ezechiele e che poi andranno a simboleggiare i quattro Evangelisti.
Nell'articolo è citato testualmente, infatti : "In tali figure simboliche sono state inoltre identificate, per tradizione della Chiesa, gli attributi ai quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, il leone di Marco, l'aquila di Giovanni e il bue di Luca."
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