La caduta degli dei è un film del 1969 diretto da Luchino Visconti. È il primo capitolo della "trilogia tedesca", che continua con Morte a Venezia (1971) e Ludwig (1972).
Il film è ispirato alla tragedia di Shakespeare Macbeth e alla famiglia Thyssen.
La saga familiare è allegoria della vicenda nazista in Germania e degli sconvolgimenti che attraversarono le vite dei tedeschi e di tutti gli europei.
I protagonisti sono a loro volta simboli delle compagini sociali che si dibattevano in Germania durante l'avvento del Nazionalsocialismo e dei comportamenti e conseguenze dei vari strati sociali.
L'anziano barone Joachim von Essenbeck è simbolo della nobiltà tedesca, dei suoi valori, con i suoi riti e liturgie, con la sua ricchezza e il suo ruolo sociale, che, pur di mantenere i propri privilegi, decide di allearsi con il nuovo protagonista della scena politica, non rendendosi conto di accogliere una mostruosità avida che finirà per divorare tutto e infine se stessa.
La famiglia che egli presiede è simbolo dell'industria pesante tedesca, delle infrastrutture, della ricchezza della Nazione, non solo materiale, ma anche di competenze, che viene abbandonata alle brame di potere di un uomo malvagio che con il suo folle pensiero sconvolgerà l'Europa e il mondo.
Martin è simbolo dell'alta borghesia, priva di valori che non siano il soddisfacimento delle proprie brame, depravata, lussuosa e lussuriosa, pronta a cedere su ogni principio pur di ottenere potere, successo, ulteriore ricchezza.
Per avere ciò che brama, attira, illude e poi violenta e istiga all'autodistruzione il popolo, i figli della Germania, simboleggiati dalla bambina che si suicida dopo aver subito lo stupro da lui commesso.
Non contento, si accanisce contro la Patria, simboleggiata da Sophie, madre ambiziosa di Martin, la violenta in uno stupro incestuoso, la denigra, la umilia e la abbandona in preda alla vergogna e all'angoscia.
Aschenbach è simbolo del sorgente regime nazista, della sua determinazione a impossessarsi di tutto, dalle ricchezze materiali a quelle spirituali, della sua mancanza di scrupoli e di coscienza.
In questo contesto altamente negativo, emerge solitaria la figura di Herbert Thallman, simbolo dell'opposizione interna al Nazismo, e della memoria storica, che ha il dovere di non far dimenticare l'orrore, icona del dissidente che non accetta la deriva del proprio Paese e che prima fugge in esilio e poi torna, disposto a sacrificarsi in prima persona pur di lasciare scampo alle nuove generazioni, liberandole dal giogo dell'oppressione.
Herbert Thallman impersona inoltre l'archetipo del Martire, del Guerriero, dell'Orfano e del Viandante, così come la bimba e Sophie sono archetipo dell'Innocente, dato che avevano tutto e tutto hanno perduto, diventando archetipo dell'Orfano, e il barone Essemback, creatore dell'azienda di famiglia è archetipo del Mago.
Martin e Aschenbach rientrano nella categoria dell'antieroe, esponenti del ruolo negativo di distruttore, senza anima né coscienza, il cui scopo è annichilire il mondo per primeggiare in esso.
Il film termina con la blasfema cerimonia nuziale che prelude al suicidio immediatamente dopo imposto agli sposi, Sophie e Friedrich Bruckmann, allegoria del mortale matrimonio della Germania con l'ambiziosa ma cieca borghesia tedesca, celebrato con simbologia e rito nazista, nuova religione dell'orrore che si è abbattuto con tutta la sua violenza nella vita dell'Europa e del mondo.
LA CADUTA DEGLI DEI DI VISCONTI E I SUOI SIMBOLI
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venerdì, febbraio 14, 2020
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