SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - SECONDA PARTE


Nuovo episodio del nostro viaggio alla scoperta dei simboli della Cappella Scrovegni a Padova.

Il ciclo della vita di Gesù continua sul secondo registro, nella parete nord, con le seguenti scene:

Cristo tra i dottori
Battesimo di Cristo
Nozze di Cana
Resurrezione di Lazzaro
Ingresso a Gerusalemme
Cacciata dei mercanti dal Tempio



Nella prima scena, Cristo tra i dottori, un giovanissimo Gesù, vestito di porpora, colore dei re, siede al centro della scena, circondato dai dottori della Legge, il cui simbolo è la lunga barba, indice di età matura e in similitudine con gli antichi filosofi.

Il divino dodicenne discute di teologia, filosofia e leggi ebraiche con i più saggi del tempo che rimangono sconcertati e ammirati per la sapienza del ragazzo.

La scena si svolge all'interno del Tempio di Gerusalemme.

I codici gestuali di Gesù e del sacerdote accanto a lui, raccontano, grazie alle linee ascendenti diagonali formate dalle braccia, che la loro discussione si incentra su concetti elevati.

I codici gestuali di Giuseppe e Maria, ci raccontano il loro sgomento e il sollievo di aver finalmente ritrovato il figlio perduto.



Segue Il Battesimo del Cristo, in cui Gesù, immerso nelle acque del Giordano, ha appena ricevuto il battesimo da Giovanni il Battista.

Al centro della scena il Figlio, al di sopra del suo capo la colomba ad ali spiegate, simbolo dello Spirito Santo, e su in cielo, che si sporge dalle nuvole il Padre, che tiene in mano un libro, simbolo della Sua parola scritta nella Bibbia.

Il Battista, riconoscibile dalla veste di peli di cammello, è ricoperto da un mantello rosa, colore simbolo di virile spiritualità, in quanto sintesi del rosso maschile, determinato, volitivo e il bianco, colore della spiritualità.

Accanto al Cristo due angeli Gli sorreggono le vesti, una purpurea, simbolo di regalità, l'altra azzurra, simbolo di divinità.



Si passa poi all'episodio delle Nozze di Cana, prima manifestazione pubblica di Gesù che opera un miracolo.

Questo affresco è uno dei più ricchi di significati misteriosi dell'interno ciclo.

Occorre infatti tenere presente che Giotto, per affrescare le storie che appaiono alla Cappella degli Scrovegni, ebbe come consulente Alberto da Padova, un teologo, predicatore apostolico da Papa Bonifacio VIII  che aveva un forte interesse per le antiche leggende.

Una di queste raccontava che gli sposi di Cana altri non fossero che l'evangelista Giovanni e Maria di Magdala.

Vediamo infatti che lo sposo, seduto accanto a Gesù, è proprio Giovanni, il suo discepolo prediletto, che viene rappresentato anche negli affreschi successivi.

La vicenda viene così narrata da due testi notissimi nel Medioevo e indicati a Giotto dal teologo Alberto, ovvero la «Legenda aurea» del beato Jacopo da Varagine  e le «Meditazioni sulla vita di Gesù Cristo», dello pseudo-Bonaventura.

La madre dello sposo ritratta da Giotto sarebbe Maria Salomé, madre degli apostoli Giovanni e Giacomo. Secondo questi testi, impressionato dal miracolo, Giovanni lasciò la casa e la moglie appena sposata per seguire Gesù.

Le sei giare che contengono l'acqua che sarà trasformata in vino, sono simbolo delle sei età dell'Uomo e delle sei età in cui sant’Agostino divide la storia: da Adamo a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo a Davide, da Davide alla deportazione degli Ebrei a Babilonia, da tale deportazione alla nascita di Gesù Cristo, dal Natale al Giudizio Universale.

L'intera vicenda di trasformazione poi è simbolo della metamorfosi che avviene nell'Uomo quando incontra Dio, quella che attraverso l'intervento divino trasforma una unione terrena in sacramento e quella che Gesù ha operato trasformando l'Antica Alleanza in Nuova.



Nella Resurrezione di Lazzaro sono i colori e i gesti gli elementi principali della significazione.

L'apostolo che scioglie Lazzaro dalle bende, in giallo, per significare il grande cambiamento che è appena avvenuto, dalla morte alla vita.

Marta e Maria, in verde e bianco una e in rosso l'altra, colori simbolici delle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, necessarie per ottenere il miracolo dal Figlio di Dio.

Gesù, in porpora regale e blu sovrannaturale.

I gesti di coloro che si coprono il viso per evitare il miasmo mortale proveniente dalla tomba aperta che odora di putrefazione,  implicano che Lazzaro fosse davvero morto e da parecchi giorni.

Le due linee diagonali ascendenti formate dalle sorelle di Lazzaro e dalla pietra tombale che viene rimossa, inviano inconsciamente un messaggio di ascesa, miglioramento, rinnovamento, che è ciò che il Cristo è venuto a portare a Lazzaro che qui è sineddoche dell'Umanità.



Nell'Ingresso a Gerusalemme il Cristo in groppa a un asino avanza benedicente mentre il popolo festante agita rami di palma e stende i mantelli al suo passaggio.

I rami di palma erano un simbolo festoso della festa delle capanne, una delle tre grandi feste di pellegrinaggio del giudaismo. Nel salmo 118, è scritto "Dio, il Signore è nostra luce/Ordinate il corteo con rami frondosi /fino ai lati dell'altare".

I mantelli erano un simbolo di incoronazione: nel libro dei Re c'è scritto "Allora essi si affrettarono a prendere ciascuno il proprio mantello e a stenderlo sotto di lui sugli stessi gradini; poi suonarono la tromba e dissero: «Jehu è re!»."

Il re Davide, al momento dell'incoronazione del figlio Salomone, disse «Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon. Ivi il sacerdote Zadòk e il profeta Natan lo ungano re d'Israele.

Quindi questi gesti, riportati da Giotto, sono simboli della regalità e divinità di Gesù, così come i colori porpora e azzurro della sua veste.

Profonda l'antitesi con il viaggio della Fuga in Egitto in cui il bambino fuggiva dal suo persecutore che voleva farlo morire mentre ora, adulto, affronta volontariamente la morte che lo attende e per la quale è giunto su questa terra, per trasformarla, con il suo sacrificio in vita eterna per tutti gli uomini.



Abbiamo quindi l'episodio della Cacciata dei mercanti dal Tempio. In questa scena sono i gesti ad avere forte valore simbolico.

Gesù è al centro della composizione e con una corda in mano, frusta e scaccia dal Tempio i mercanti che lo hanno infestato.

Il significato è limpido: la misericordia divina non contempla l'accettazione del Male, simboleggiato dal mercante con la veste livida, ma lo espelle dal Tempio, simbolo del regno di Dio.

Come tante volte ripetuto dal Cristo, non tutti saranno accettati nel Regno dei Cieli, i malvagi saranno esclusi.

Ecco quindi una serie di antitesi evocate dall'affresco: dentro e fuori, buono e cattivo, inclusi ed esclusi.

Al centro di tale dicotomia cosmica, escatologica, è posto Gesù, Figlio di Dio, giudice dell'Umanità.

Da un lato i santi, i discepoli, gli innocenti, dall'altra i malvagi, gli ipocriti, i colpevoli.

In questa scena, mentre è evocato il ricordo della ingiusta cacciata di Gioacchino e dell'entrata nel tempio di Maria adolescente è anche prefigurato il medesimo tema del Giudizio Universale, quando come egli afferma nel Vangelo di Matteo "Quando il Figlio dell’uomo verrà tutte le nazioni saranno radunate davanti a lui, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra” e dirà ai capri alla sinistra "Via da me, voi che siete stati maledetti! Andate nel fuoco eterno preparato per il Diavolo e per i suoi angeli."

La Misericordia divina è accogliente, ma contempla anche l'esclusione.
SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - SECONDA PARTE SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - SECONDA PARTE Reviewed by Polisemantica on giovedì, marzo 07, 2019 Rating: 5

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