Sebastian Stoskopff, in “L’estate, allegoria dei cinque sensi”, del 1633, conservata a Strasburgo, nel Museo dell’Oeuvre de Nôtre Dame, usa una serie di simboli per creare l'allegoria.
I freschi e profumati fiori nel vaso, sono il simbolo dell'olfatto.
La scacchiera e i dadi lo sono del tatto.
Lo specchio lo è della vista. È inoltre simbolo di vanità, e l'anta semi-accostata rappresenta la transitorietà della bellezza.
Le pesche in primo piano sono indice che la composizione è ambientata in estate, questi succosi frutti, insieme all'uva, sono simbolo del senso del gusto.
Gli strumenti musicali simboleggiano l'udito.
Fra essi è interessante notare il mandolino rovesciato che è simbolo del bene effimero della vita, fugace e transitoria.
Il globo è simbolo dell'universo, del tutto, dell'esistente.
Così come è fugace la calda e prospera estate, tutta passa, comprese le esperienze e le impressioni, rappresentate dai cinque sensi, perché, come dice il Qoelet "vanitas vanitatum, omnia vanitas"
L'ESTATE, I CINQUE SENSI E LA VANITÀ
Reviewed by Polisemantica
on
martedì, giugno 11, 2019
Rating:

Nessun commento:
Posta un commento