Uno, nessuno e centomila è l'ultimo romanzo di Pirandello, pubblicato nel 1926, dopo quasi vent'anni di gestazione.
Il titolo del romanzo è metaforico della vicenda universale narrata da Vitangelo Moscarda, protagonista, uomo ordinario che si interroga sulla sua vita e sull'impossibilità di esprimersi, di essere conoscibile agli altri.
Lo scopo del romanzo è dimostrare che l'Uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva.
Vitangelo vuole cercare di distuggere le centomila concezioni che gli altri hanno di lui, facendo capire chi si sente veramente, come egli si considera, ma viene preso per pazzo dalla gente, che non vuole accettare che il mondo sia diverso da come essa lo immagina.
Umberto Eco |
In pratica, uno sfasamento tra significato e significante, che implica la creazione di un significante assoluto, sciolto da ogni vincolo, poliedrico ma incapace di comunicare, di inviare un messaggio univoco.
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Così come affermava Gorgia, antico filosofo greco, "la realtà non esiste; se esistesse non sarebbe conoscibile; se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile".
Vitangelo Moscarda capisce che le persone sono "schiave" dell'idea che gli altri hanno di loro e pure della propria. Il fatto che la gente lo creda pazzo è per lui la dimostrazione che non è possibile distruggere le centomila immagini, a lui estranee, che gli altri hanno di lui.
Vitangelo Moscarda, nell'interpretazione di Enrico Lo Verso |
Si passa così dalla visione antitetica NOME/VITA e quella che comprende che il nome è un modo, sia pur imperfetto, di contenere psichicamente le CENTOMILA mutevoli e caleidoscopiche inclinazioni umane in un UNO organizzato e coerente, senza il quale si raggiunge solo la morte di qualcuno che è divenuto paradossalmente NESSUNO.
UNO, NESSUNO E CENTOMILA E LA SEMIOSI ILLIMITATA
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sabato, aprile 27, 2019
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