MARCO GUZZI E SENSO COMUNE - ALLA RICERCA DEL SEGNO PERDUTO



Senso Comunerubrica dedicata alla ricerca del senso perduto della comunicazione nell'odierna società, continua le sue interviste a intellettuali, scrittori, filosofi, artisti e pensatori, a proposito dell'insostenibile inconsistenza del segno, delle parole, dei messaggi e delle immagini che ci circondano e ci bombardano quotidianamente.

Esprime il suo pensiero in proposito Marco Guzzi, poeta, filosofo e conduttore radiofonico italiano.

Direttore dei seminari del centro studi Eugenio Montale, ha condotto trasmissioni radiofoniche per Radio RAI, fra le quali Dentro la sera, 3131, Lo specchio del cielo e Sognando il giorno.



Dal 1999 ha fondato e avviato l'esperienza dei Gruppi Darsi-pace, una ricerca sperimentale di liberazione interiore nell'orizzonte di una riconiugazione tra fede cristiana e modernità. Dal 2004 dirige la collana "Crocevia" presso le Edizioni Paoline.

Tiene corsi presso il "Claretianum", Istituto di Teologia della Vita Consacrata dell'Università Lateranense. Dal 2008 è professore invitato nella Facoltà di Scienze dell'Educazione dell'Università Pontificia Salesiana.

Nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato membro della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.

Scrive sul blog collettivo Vino Nuovo



1)    Parole come "matrimonio", "padre e madre", "maschio", "femmina", "uomo", "donna", "sesso", "genere", "razza", "libertà", "vita", "morte", "diritto", "marito", "moglie", "amore", sono nella nostra società in una fase di metamorfosi, in cui il significante e il significato stanno perdendo il solido legame avuto in millenni di civiltà. E' d'accordo con questa affermazione? In tal caso, quali le conseguenze?

Io credo che stiamo attraversando una vera e propria crisi antropologica, entro la quale i lineamenti stessi della nostra umanità si stanno rimodellando. Ciò comporta un travaglio di tutte le categorie e le concettualità che ci hanno accompagnato per secoli: tutto è in trans-figurazione.

Questo passaggio è molto delicato e caotico, in quanto da una parte dobbiamo criticare i contenuti dei nostri concetti abituali, ma dall'altra dobbiamo evitare di distruggere ciò che vorremmo rielaborare. Ad esempio, è ovvio che il contenuto dei concetti di maschio e di femmina si stia modificando, e che lo schema patriarcale vada superato, ma penso che sussista anche il rischio di credere che il superamento liberatorio della società patriarcale debba coincidere con l’eliminazione della differenza maschio/femmina.

Si tratta invece di trans-figurare, di trovare la vera bellezza della differenza, superando le forme arcaiche e violente di ogni identità.





2)    Il termine "negro" oggi percepito con accezione fortemente negativa e lesiva della dignità umana, un tempo non molto lontano si trovava sui libri di scuola per descrivere, senza un filo di volontà offensiva, persone di ascendenza africana con la pelle scura, con lo stesso valore referenziale che oggi si darebbe al termine "caucasico". Si tratta secondo lei di un processo temporale fisiologico della lingua o di intromissioni da parte di una sorta di neolingua "polically correct"?

Il nostro linguaggio è sempre storico, ed evolve perciò e si trasforma in base alla cultura che lo anima. E’ normale quindi che alcune parole cambino di significato o addirittura scompaiano.

Ciò non toglie che sussista effettivamente un pericolo di moralismo linguistico, che finisce per interdire ogni parola che indichi una qualsiasi differenza, con effetti a volte comici. Anche qui si tratta di trovare il giusto equilibrio tra crescita della sensibilità e ideologismo moralistico.




3)    Ritiene che nella nostra società stiamo assistendo a un progressivo perdersi di senso? In altre parole, quando un termine o un simbolo perde di senso, quando vi è uno scollamento fra significato e significante e i simboli non sono più convenzioni universalmente accettate nella medesima cultura, su quali presupposti può generarsi e basarsi una sana comunicazione e una vera condivisione di ideali e progetti nella società?

Sicuramente molti simboli e significati si stanno appannando, a causa della trasformazione antropologica, di cui parliamo. L’universo simbolico però non può essere inventato arbitrariamente, potremmo dire che esso accada nella storia. Noi, ad esempio, tuttora viviamo all’interno dell’universo simbolico ebraico-cristiano, anche se esso sta perdendo la sua vivezza.

Le società laiche occidentali sono del tutto intrise di valori e concetti presi pari pari dalle speranze messianiche in un regno di pace, di giustizia, di uguaglianza, e di libertà, come riconosce anche un  pensatore come Habermas, e il resto sono solo “chiacchiere postmoderne”

Il problema attuale è: questo universo messianico è destinato a svanire, con esiti nichilistici che sembrano indicare solo il dominio di un Mercato Onnipotente; oppure potrà rinnovarsi radicalmente, proprio attraverso le purificazioni dei secoli della secolarizzazione? Tutto il mio lavoro si indirizza in questa ultima direzione.




4)    Gorgia, antico filosofo greco, affermava che "la realtà non esiste; se esistesse non sarebbe conoscibile; se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile". Si evoca, in pratica, uno sfasamento tra significato e significante, che implica la creazione di terminologia e iconografia sciolte da ogni vincolo, poliedriche ma incapaci di comunicare, di inviare un messaggio univoco. Pensa che si tratti dello scenario attuale o ritiene che questa sia una preoccupazione infondata?

Il pericolo di una insensatezza data come fondamento della realtà sussiste, eccome! Costituisce la filosofia implicita della società dello spettacolo e della catastrofe.

Questa tendenza va contrastata con la rianimazione di esperienze spirituali autentiche, di una nuova forma di pensiero creativo, che si radichi nella sperimentazione diretta e personale delle verità che si invocano, e cui si dà credito.

Io lavoro, nei Gruppi Darsi pace, che ho fondato 20 anni fa, proprio per un rinnovamento iniziatico del rapporto con la verità: la verità è un’esperienza sempre nuova, che ci salva, ci libera, e ci si rivela in continuazione.



5)    Umberto Eco, parlava di "semiosi illimitata", ovvero la narrazione di un mondo in cui è impossibile comunicare, in quanto, in un processo di costruzione di significato, operato in collaborazione da emittente e da destinatari, ognuno inserisce nel contenitore "testo comunicativo" il senso che preferisce, non quello che effettivamente l'emittente intende comunicare attraverso quel testo. Lei pensa che oggi la comunicazione attuale si sia inserita in questo vicolo cieco?

Anche qui direi che il pericolo e la tendenza sono evidenti. L’universo tecno-mercantile, sostenuto da una politica neoliberista e neoschiavistica, ha bisogno di uomini e di donne deprivate di senso, abbandonate al loro caos, alla loro confusione, al loro senso di impotenza, alla loro disperazione.

Dobbiamo insorgere, spiritualmente, culturalmente, e politicamente. Io credo che una rivoluzione culturale e democratica, oggi torni ad essere non solo possibile, ma necessaria.
MARCO GUZZI E SENSO COMUNE - ALLA RICERCA DEL SEGNO PERDUTO MARCO GUZZI E SENSO COMUNE - ALLA RICERCA DEL SEGNO PERDUTO Reviewed by Polisemantica on giovedì, gennaio 17, 2019 Rating: 5

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto ed ho cercato di comprendere , anche se per me non sia stato facile !
Concordo nel pensare che una "rivoluzione" sarebbe più che necessaria per ridare a tutti il giusto senso della vita : ho l'impressione che si stia naufragando o , quanto meno ,che gli uomini vaghino in cerca dell'impossibile , dimenticando i veri Valori .
Benita Fumagalli

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