Il Natale è un evento ricco di una affascinante simbologia, usata e tramandata per secoli da scrittori e artisti. Ne è un esempio l'Adorazione dei Magi, dipinto a tempera e oro su tavola di Gentile da Fabriano, del 1423 conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
La vicenda si snoda in un percorso sequenziale diviso in 4 momenti, tre dei quali raccontati nelle tre lunette superiori, mentre il momento clou dell'evento, l'incontro dei Magi con il Bambino, si svolge in tutta la sua magnificente semplicità o semplice magnificenza nella parte inferiore del dipinto, che occupa quasi tutta la superficie della tavola.
Vediamo infatti che nella prima lunetta i tre saggi orientali osservano stupefatti la stella cometa dall'alto del monte Vettore, raffigurato come una rupe a picco sul mare; Nel secondo "modulo" il ricco corteo arriva a Gerusalemme, e nella terza lunetta entra in città.
Il luogo dove il Bimbo accoglie i tre Magi è simbolo della povertà che Dio ha scelto per condividere la sua esistenza terrena fra gli uomini, scegliendo la libertà che essa assicura. Tale povertà è anche metaforica, intendendo con essa la condizione umana rispetto a quella divina che Gli appartiene.
Grande è l'antitesi fra la povertà regale espressa dal Bambino e l'opulenza dei Magi, ben espressa dai codici dell'abbigliamento.
I vestiti dei Magi sono di incredibile sfarzo, con broccati d'oro finemente arabescati.
Quelli della Sacra Famiglia sono semplici e dignitosi, ma ben lontani dalla ricchezza delle stoffe dei Magi.
Eppure i tre ricchi potenti della Terra si inginocchiano adoranti dinanzi a un bimbetto appena nato in una mangiatoia poiché la loro sapienza, illuminata dalla Sapienza divina, ha riconosciuto in Lui il Signore dell'Universo, figlio del Creatore, forma umana del Principio di tutte le cose, visibili e invisibili.
In questo contatto tra sapienza e Sapienza, tra splendore e Splendore, tra ricchezza e Ricchezza, vi è la dimostrazione che è possibile, anche se difficile, per l'Uomo, riconoscere la presenza e la potenza di Dio con l'aiuto della propria intelligenza, il proprio talento e i propri mezzi che, se non usati in modo improprio, possono giungere alle medesime conclusioni cui giunge la Fede.
Inoltre, il fatto che il Bimbo li benedice implica che la ricchezza e lo splendore non sono un male in sé, se adoperati per la gloria di Dio e se non usati solo per egoistico narcisismo.
Il numero tre allude all'omaggio a Gesù Cristo delle tre parti del mondo allora conosciute: l’Africa simboleggiata da Baldassarre, l’Asia da Melchiorre e l’Europa da Gasparre.
I tre Magi appaiono in tre età differenti, grazie agli indici dati dal colore del capelli, dai lineamenti del viso e dall'invecchiamento della pelle: rappresentano quindi i diversi periodi della vita dell'uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.
I Magi porgono adoranti i loro doni al Bambino. si tratta di oro, incenso e mirra.
I tre doni hanno precisi significati: l'oro è simbolo di regalità, che i tre saggi riconoscono a Gesù; l'incenso rappresenta la Sua divinità, la dimensione soprannaturale da cui Egli proviene; la mirra, rappresenta l’umanità, alludendo alla morte che la affligge, e alle ferite che tale resina cura. Allude anche alla morte di Gesù, prova della Sua reale umanità e mezzo attraverso il quale è destinato a far trionfare la Vita, risorgendo.
Inoltre, essendo l’incenso il profumo che ancora si utilizza in oriente per purificare l’aria e, nella liturgia, intorno all'altare, è simbolo di purezza.
L'oro rappresenta la regalità, il potere, che si riveste qui di caratteristiche divine.
La mirra è simbolo della cura, del medicamento, della carità.
Il blu della veste della Vergine rappresenta il Cielo ma anche la purezza; il giallo della veste di Giuseppe, il cambiamento che è appena avvenuto nel mondo.
L'uomo col falcone in mano, è icona del committente Palla Strozzi, mentre quella accanto, che guarda verso lo spettatore, è l'icona di suo figlio primogenito Lorenzo.
Vi sono numerosi animali che se da una parte intendono alludere al fatto che i Magi provengono da Paesi lontani, sono anche elementi simbolici.
Il falcone è simbolo della caccia signorile, quindi di potere.
Il leopardo rappresenta la forza, il coraggio ed il comando.
Il levriero in quanto usato per la caccia alla lepre, simboleggia l'animo costante nel seguire un'impresa.
Il cavallo è un simbolo di forza, vitalità, nobiltà e bellezza.
Il dromedario è simbolo di sopportazione, di pazienza ma anche, per i popoli sahariani, di gloria, eterna, prestigio e ricchezza.
La Madonna della Scimmia - 1498 |
Il bue e l'asinello, tipici dell'iconografia della Natività, evocano le parole del Profeta “il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende”, simboleggiando la Chiesa composta di giudei e pagani. Davanti a Dio gli uomini erano come buoi ed asini, privi di intelletto e conoscenza. Il Bambino nella mangiatoia è venuto sulla Terra per essi riconoscessero la voce del Signore.
Infine è presente nell'opera la cometa, simbolo di evento divino, segno del cielo, simbolo di speranza, luce che proviene dall'alto.
Gli astri penetrando con la loro luce nell'oscurità erano espressione dell'eterna lotta tra bene e male, tra luce ed ombra.
Non va dimenticato che nel Vecchio Testamento con il nome stella fu chiamato l’atteso Messia, simbolo del Principio da cui tutto parte.
Infatti l’evangelista scrive “abbiamo visto la sua stella” ovvero la luce che illumina la mente e la vita dell'Uomo.
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Di seguito una rassegna dei più bei dipinti, realizzati dai più grandi maestri, aventi come tema l'Adorazione dei Magi, dal Trecento al Manierismo.
SIMBOLI DEL NATALE NELL'ADORAZIONE DI GENTILE DA FABRIANO
Reviewed by Polisemantica
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mercoledì, dicembre 12, 2018
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