RITA LEVI MONTALCINI E L'EREDITÀ DELLA FIGURA


La scienzata Rita Levi Montalcini ci ha lasciato in eredità, oltre alla sua opera, una serie di pensieri che fanno riflettere, ammoniscono, invitano all'azione.

Semioticamente essi sono molto incisivi a causa di vari motivi.

Rita amava usare la prosopopea (figura retorica che consiste nel personificare o dare voce a concetti o persone defunte) nelle sue frasi, come quando dice: " La scienza ha messo in mano all'uomo potenti armi di distruzione" o "il cervello arcaico è così abile da indurci a pensare che tutto questo sia controllato dal nostro pensiero, quando non è così."


Talvolta ha preferito l'uso delle similitudini come "Le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un'anatra".


Ha giocato con le funzioni imperative "non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente", privilegiato quelle referenziali, che descrivono la realtà " buona parte del nostro comportamento è ancora guidata dal cervello arcaico. Tutte le grandi tragedie, la Shoah, le guerre, il nazismo, il razzismo - sono dovute alla prevalenza della componente emotiva su quella cognitiva."


Una delle sue frasi migliori è "Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita", un chiasmo, ovvero la figura retorica in cui si crea un incrocio immaginario tra coppie di parole.

La frase simbolo della sua vita è stata: «Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente».


In pratica ha asserito di essere una sineddoche (una parte per il tutto) di se stessa.





RITA LEVI MONTALCINI E L'EREDITÀ DELLA FIGURA RITA LEVI MONTALCINI E L'EREDITÀ DELLA FIGURA Reviewed by Polisemantica on martedì, aprile 11, 2017 Rating: 5

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