Come pensava, come percepiva la realtà l’uomo medievale?
Bloch dice del medioevo: “Agli occhi di tutte le persone il mondo sensibile non appariva più che una specie di maschera, dietro la quale avvenivano tutte le cose veramente importanti oppure come un linguaggio destinato ad esprimere per mezzo di segni una realtà più profonda”.
A proposito affermò Umberto Eco: “L’uomo medievale viveva effettivamente in un mondo popolato di significati, rimandi, sovrasensi, manifestazioni di Dio nelle cose, in una natura (…) in cui un leone non era solo un leone, una noce non era solo una noce, un ippogrifo era reale come un leone perché come quello era segno, esistenzialmente trascurabile di una verità superiore".
Possiamo intendere in parte in che modo un medievale percepisse il mondo, attraverso l'analisi dell'opera di uno dei massimi artisti di quel tempo, Giotto, considerando per sineddoche una delle scene che appaiono nelle "Storie di san Francesco", in particolare la "predica agli uccelli".
La scena narra della predica che Francesco fece agli uccelli vicino al castello di Cannara, nei pressi di Perugia.
"Andando il beato Francesco verso Bevagna, predicò a molti uccelli; e quelli esultanti stendevano i colli, protendevano le ali,
aprivano i becchi, gli toccavano la tunica; e tutto ciò vedevano i compagni in attesa di lui sulla via"
Bonaventura da Bagnoregio - Legenda Maior XII,3
Alcuni sostengono che questo sia il simbolo della predicazione di Francesco, capace di far intendere anche alle persone più semplici i profondi concetti evangelici.
Altri ritengono che le varie razze di volatili si riferiscano ai vari ordini monastici che in quel periodo sorsero in Italia.
Probabilmente la scena allude all'episodio evangelico in cui Gesù si riferisce agli uccelli, spingendo gli uomini a prendere esempio da loro e ad affidarsi alla Provvidenza, senza preoccuparsi eccessivamente delle faccende materiali dell'esistenza, certi di essere sempre aiutati.
"Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai;
eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?"
Matteo VI, 26
Ancora una volta la similitudine tra Francesco e Gesù, e la riproposizione implicita del messaggio di fiducia. Se Dio provvede il cibo e le cose necessarie agli uccelli, creature semplici, ma che egli comunque ama, quanto più si preoccuperà per il suo capolavoro, l'essere umano?
Interessante l'antitesi tra i piedi del confratello, che calza i sandali, e quelli di Francesco, nudi, simbolo della sua ricerca personale della povertà estrema, al di là delle indicazioni della sua Regola.
Questo probabilmente era una allusione al fatto che la regola severissima di Francesco, la prima, quella che è andata perduta, era da accogliere solo individualmente, ma senza obbligo, mentre la seconda e la terza, l'ultima delle quali ancora in vigore, ma meno rigide, erano quelle da applicare obbligatoriamente da parte di tutti i frati francescani.
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Di seguito il terzo episodio delle "Storie di san Francesco", tratto dalla serie "I Simboli nell'Arte" dedicata alla simbologia nascosta nell'arte.
Buona visione del terzo episodio, con le scene dalla quindicesima alla ventottesima.
SIMBOLI DELLA PREDICA AGLI UCCELLI DI GIOTTO
Reviewed by Polisemantica
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venerdì, novembre 29, 2019
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