SIMBOLOGIA DEL FILM "MORTE A VENEZIA"


E' la storia del raffinato compositore Gustav von Aschenbach che si reca al Lido di Venezia, all'Hotel des Bains, nel 1911, per un periodo di riposo al fine di riprendersi da problemi cardiaci. La sua vita è segnata dal dolore per la morte della figlioletta.

Diretto nel 1971 da Luchino Visconti, il film è tratto dal romanzo "La morte a Venezia" dello scrittore tedesco Thomas Mann.

La tematica omosessuale pare preminente, ma in realtà lo è solo superficialmente, in quanto l'aspetto simbolico nel film di Visconti, è estremamente forte.

Venezia, nel film, è il simbolo della cultura, dell'arte, della storia, della tradizione raffinata e antica che viene ferita, contaminata, uccisa. Infatti, la pestilenza, reale nella narrazione, è metafora del contagio che i morbi dell'ignoranza, dell'ipocrisia, della brutalità e della volgarità spargono nel mondo. Il colera che si sparge a Venezia è metafora del morbo psicologico che uccide le coscienze.

Protagonisti della vicenda sono il raffinato compositore in vacanza e il giovanissimo, efebico Tadzio.



L'uomo è simbolo di eleganza, di cultura, raffinatezza, esperienza. Tadzio è il simbolo della gioventù, della bellezza, della novità.

Gli abiti di colore bianco, indossati nel corso della vicenda sia dal giovane che  dal maturo compositore, sono indice della bella stagione ma anche simbolo di purezza, caratteristica che il professore, nonostante il tradimento dei suoi ideali, porta in cuore sino alla morte, ma che viene molto più celermente persa dal giovane, bellissimo e innocentemente perverso Tadzio, che gode a infierire sulla debolezza di von Aschenbach, come la modernità infierisce sulle tradizioni, irridendole.

I codici svolgono un ruolo molto importante nella narrazione cinematografica: I codici dell'abbigliamento rivelano la ricchezza della famiglia del giovane come quella di tutti gli ospiti del lussuoso Hotel.

I codici mimetici e gestuali di Tadzio, i suoi sguardi, sono simbolo dell'innocenza che se ne va, anche se solo dal punto di vista  spirituale e della gioventù che si prende gioco della vecchiaia, di ciò che è nuovo che deride l'antico.



La gioventù gioca con la vita, simboleggiata dall'arancia che il ragazzo, sulla sdraio, fa volteggiare dinanzi a sé. Il colore arancione è infatti percepito come il colore della vitalità e del continuo rinnovamento.

Fino a qui assistiamo all'antitesi tra vecchio e nuovo, tra gioventù e anzianità, tra curiosità ed esperienza, ma un pericolo è in agguato: una pestilenza minaccia Venezia, il contagio, simbolo della volgare mediocrità, minaccia antiche culture e tradizioni.

Interessante il gruppo dei musicanti che appare una sera nel cortile dell'hotel e suona un'aria dozzinale dinanzi agli ospiti che si godono il fresco.



Il cantante a cui il maturo von Aschenbach chiede perché disinfettino Venezia è simbolo di decadenza, di malattia, di decomposizione della cultura, dell'arte, della vita. Il suono degli strumenti diviene simbolo del modo in cui con il becero intrattenimento nazionalpopolare si distrae la massa da quelli che sono i veri problemi, inducendola a rimanere nel pericolo.

Nella scena in cui il direttore dell'hotel, simbolo del potere, interroga i musicisti su cosa hanno rivelato al cliente, i codici gestuali ci rivelano l'ipocrisia e la falsità dei simboli dell'intrattenimento che, su ordine del potere, deformano la verità.

Il regista si scaglia, quindi, contro il moderno contagio della comunicazione becera, con questa metafora dei musicanti che rappresentano i mezzi di comunicazione di massa che confondendo le idee annientano il pensiero sino ad annichilire gli individui, nascondendo loro il pericolo, anzi, tentando di farli immergere sempre più nei miasmi venefici dell'ignoranza, della volgarità. La stessa aria musicale e i codici gestuali dei musicanti irridono la platea, mescolando la finzione con la realtà.

Forte è l'antitesi fra finta allegria del musicante malato e vera angoscia che serra la gola von Aschenbach, metafora della condizione in cui si trovano gli intellettuali liberi che si accorgono del pericolo che nasce dalle modalità e finalità dell'intrattenimento che non mira all'elevazione delle persone, ma al loro abbrutimento...



La figura del barbiere è simbolo dell'ipocrisia dell'apparenza che vuol impedire agli individui di accettarsi come sono per inseguire una effimera idea di gioventù eterna e di eterna "performanza"

Il barbiere, simbolo inoltre dei "sacerdoti dell'immagine" parla di "restituzione" della giovinezza, come se la gioventù risiedesse nel colore dei capelli e non nelle caratteristiche spirituali e nei moti d'animo che oramai per il maturo compositore sono perduti per sempre.

Anche qui abbiamo una metafora della civiltà dell'apparire che pretende di superare la realtà, ricoprendola di belletti che, anziché restituire ciò che non c'è più, ridicolizzano la persona che non si accetta per ciò che è.

La seduta dal parrucchiere è la metafora del mondo in cui viviamo e di quello che già appariva agli occhi del regista come una immensa e crudele burla che trasforma le persone in caricature pietose e patetiche di se stesse. Naturalmente non è la tintura dei capelli in sé che viene attaccata da Visconti, quanto piuttosto il suo valore simbolico.



L'attimo in cui il parrucchiere tinge capelli e baffi del professore è l'inizio effettivo della fine di Gustav von Aschenbach, la sua sconfitta dinanzi all'età, l'abiura di tutta la sua dignitosa esistenza che ora si tinge di nero, ma non del nero della gioventù, ma della morte, che è pure beffarda.

Ma alla fine la tinta cola, il trucco viene svelato e mostra il suo venefico e deturpante potere di sfigurare l'anima.



L'antica eleganza, cultura, raffinatezza, esperienza, è sconfitta dal contagio della volgarità, si estingue, nell'indifferenza generale, contemplando la bellezza di Tadzio, l'avvenenza del nuovo che arriva, così perfido ma così vincente, così affascinante anche se vuoto, ripieno solo dell'amore di se stesso e del futuro che indica, lontano e, forse, illusorio.



SIMBOLOGIA DEL FILM "MORTE A VENEZIA" SIMBOLOGIA DEL FILM "MORTE A VENEZIA" Reviewed by Polisemantica on mercoledì, novembre 27, 2019 Rating: 5

1 commento:

Anonimo ha detto...

recensione interessante

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