Golconda, dipinto di René Magritte del 1953, è ricco di figure retoriche e codici, metafora e allegoria della vita moderna.
Magritte spiega che «un oggetto non possiede il suo nome al punto che non si possa trovargliene un altro che gli si adatti meglio».
Ma qual è la storia e il significato del nome e del dipinto?
Golconda (o Golkonda) è una città, ormai ridotta in rovina, che si trova nell'India centro meridionale.
La fortezza di Golkonda, nell'India centro meridionale |
Per secoli il nome di Golconda divenne per gli Europei sinonimo di incredibile ricchezza.
Dopo un periodo di decadenza, non venne conquistata dal Gran Mogol Aurangzeb, che la annesse al suo impero nel 1687 (Aurangzeb assediò il forte cittadino per nove mesi e riuscì a conquistarlo solo per il tradimento di un ufficiale, che aprì un ingresso secondario).
Perché dunque Magritte pensava che il nome di Golconda si adattasse tanto bene a questo dipinto? Dove sono i diamanti, l'incredibile ricchezza evocata dal nome stesso della città?
La sensazione che si ha osservando l'opera è di angosciante dissociazione e alienazione.
Una schiera infinita di uomini, tutti uguali, in bombetta e cappotto scuro si staglia nel cielo e pare galleggiare in mezzo alle case di una città triste e grigia.
Magritte usa la figura retorica dell'accumulazione di icone di piccoli-medi borghesi occidentali, di razza bianca, probabilmente impiegati e funzionari a giudicare dai codici dell'abbigliamento.
René Magritte con la classica e surreale bombetta |
Questi individui diventano un'antitesi di ciò che è un essere umano, vivo, entusiasta, creativo, libero.
Facendo un paragone ricordano l'accostamento di scuri pezzi di carbone a diamanti scintillanti. Ciò che sono e ciò che potrebbero essere.
L'accumulazione dello stesso personaggio nel dipinto di Magritte |
L'individualità omologata si oppone alla libertà creativa.
Qualcuno ha tradito la sua consegna, come l'ufficiale venduto al Gran Mogol, e ha condannato la città, creando un ambiente ideale per un dittatore, che trova terreno adatto al suo potere assoluto dove vi è omologazione di pensiero e comportamento.
Golconda diventa quindi metafora dello stile di vita alienante di molte metropoli moderne, che riducono le persone ad automi, oltre che allegoria dell'infelicità di chi si dimentica della sua natura di essere umano, vivo, libero, creativo e inimitabile.
MAGRITTE E LE ACCUMULAZIONI DI GOLCONDA
Reviewed by Polisemantica
on
sabato, maggio 25, 2019
Rating:
Nessun commento:
Posta un commento