Nel terzo registro, parete nord scopriamo la simbologia dell'ultimo atto della vicenda terrena di Cristo, rappresentata nella cappella degli Scrovegni, esposta nei seguenti episodi:
Salita al Calvario
Crocifissione
Compianto sul Cristo morto
Resurrezione e Noli me tangere
Ascensione
Pentecoste
Nella Salita al Calvario, troviamo la metafora dell'ascesa in triplice significato: da una parte l'ascesa fisica al monte in cui Gesù incontrerà la morte, la sua elevazione sulla croce, infine la sua ascesa, attraverso la passione, la morte e la resurrezione, al Cielo.
Tale concetto è inconsciamente evidenziato da Giotto con l'utilizzo delle linee ascendenti diagonali della croce che Gesù porta, trascinandola.
Le due linee diritte trasversali formate dal bastone che pungola il Cristo alle sue spalle e dal braccio del soldato che strattona Maria, evocano la forza bruta che intende dividere, mentre la linea che unisce gli sguardi di Maria e di Suo Figlio. formano una linea di collegamento che esprime la forza del loro amore reciproco.
Interessante il martello in mano all'uomo vestito di giallo, posto dinanzi alla Vergine. che non è solo, come si potrebbe supporre un attrezzo che prefigura il fatto che presto Gesù verrà inchiodato mani e piedi alla Croce, ma evoca simbolicamente il concetto della morte.
Infatti Charun, il demone etrusco della morte, che divenne il Caronte latino, portava come simbolo della sua funzione un martello dal lungo manico.
Il giallo evoca come al solito il cambiamento: sta per avvenire l'evento più importante della Storia umana, la morte di Dio che attraverso il suo sacrificio e la sua vittoria sulla morte, dona all'umanità la vita ultraterrena.
Nella scena della Crocifissione, giungiamo all'apice della vicenda terrena del Cristo, la sua morte in Croce.
Tutto è compiuto, il Figlio di Dio è spirato, il suo corpo è appeso al legno cui è stato inchiodato.
La scena si articola in antitesi: da una parte coloro che amano Gesù e che lo piangono, appesantiti dal dolore, dall'altra coloro che hanno provocato la sua morte.
Lui al centro, fulcro dell'Universo.
Ai suoi piedi l'icona della Maddalena, con i lunghi capelli sciolti, simbolo insieme di peccato e di penitenza e perdono, richiamano l'episodio evangelico in cui ella usa i lunghi capelli per asciugare le lacrime con le quali aveva bagnato i piedi di Gesù, pentita per la sua precedente vita dissoluta.
L'immagine della Maddalena si fonde con quella di Santa maria l'egiziaca, figura nota nel Medioevo, una prostituta che pentitasi, trascorse in assoluta solitudine e penitenza il resto della propria vita, in un deserto, priva di tutto, al punto che copriva la sua nudità e la sua magrezza con i lunghissimi capelli canuti.
Ai piedi della croce, sotto un tumulo di terra simboleggiante il monte Golgota, si vede un teschio e delle ossa.
Il teschio è simbolo polisemantico: rappresenta la morte, ma anche il luogo in cui il Cristo è stato crocifisso, noto con il nome "luogo del cranio", e inoltre è anche icona del teschio di Adamo che, bagnato dal sangue di Cristo, è redento da Peccato originale. Qui Adamo è a sua volta simbolo e sineddoche dell'umanità tutta, quindi la sua salvezza, rappresenta la redenzione del genere umano grazie al sangue di Gesù.
La coppa nelle mani dell'angelo, in cui è raccolto il sangue misto ad acqua che esce dal costato di Gesù, è icona del Sacro Graal, calice usato da Gesù nell'Ultima Cena che alcune tradizioni vogliono sia stato utilizzato poi da Giuseppe d'Arimatea per conservare il sangue sgorgato dal costato di Cristo durante la crocifissione.
Il calice è simbolo dell'unione della natura divina a quella umana di Gesù, figlio di Dio e dell'unione della nostra vita mortale a quella immortale di Gesù. Tale unione genera l'ossimoro del concetto di divinità umana o di umanità divina.
La tunica, tutta intera, senza cuciture, è simbolo del suo corpo, che egli dona all'umanità colpevole, per permettere la sua salvezza, in un atto di iperbolica misericordia.
La tunica è anche simbolo della funzione di supremo sacerdote di Gesù, in quanto evoca la tunica (chitōn) del sommo sacerdote ebraico, che veniva intessuta con un unico filo continuo, senza ulteriori cuciture.
Essa è inoltre simbolo dell’unità indistruttibile della Chiesa.
Sul capo di Gesù morto appare il titulus crucis, ovvero l'iscrizione con il motivo della sua condanna (Gesù il Nazareno Re dei Giudei), o meglio il suo acronimo, con le iniziali in latino, greco ed ebraico. INRI,INBI e YHWH
Le iniziali delle quattro parole in ebraico corrispondono esattamente al tetragramma biblico, il nome impronunciabile di Dio, YHWH.
Nella scena della Lamentazione sul Cristo morto, tutto l'universo piange la morte del suo creatore. Le linee discendenti diagonali del pendio e del corpo di Gesù evocano questa sensazione di perdita, di declino.
La donna vestita di giallo richiama l'idea del cambiamento appena avvenuto: il Figlio di Dio è morto, tutto è finito. Ma l'altra donna accanto, in verde, simboleggia la speranza, anche quando sembra che speranza non ve ne sia più, di fronte alla morte.
L'alberello rinsecchito, in cima al pendio riecheggia ancora la medesima simbologia. Il tronco e i rami paiono secchi e morti, ma le gemme cominciano a sbocciare, la vita si nasconde, non vista, dentro di lui.
Così, Giotto pone in perfetta similitudine, il Cristo deposto: la vita non si vede, ma sta per germogliare nuovamente dentro di lui, rinnovando il suo corpo e tutto il mondo.
Segue la Resurrezione, episodio fatto di alternanze, di antitesi, di prima e dopo, di sonno e veglia, di morte e vita.
Le guardie addormentate sono simbolo del sonno in cui sono immersi gli uomini che non vedono, pur avendo gli occhi e non odono, pur avendo orecchi, ciò che Dio ha loro donato.
Maddalena, desta e attenta, ne è la perfetta antitesi simbolica.
La morte, rappresentata dalla tomba e dagli alberi spogli e secchi, è antiteticamente affiancata alla vita, simboleggiata dal Cristo, vincitore della morte, come appare scritto nel vessillo che porta e dalle fresche verzure che germogliano a contatto con il suo corpo.
Gli angeli, simboli della trascendenza divina in antitesi alle guardie, simbolo dell'immanenza terrena, portano in mano una verga con la punta trilobata, simbolo della Trinità..
Gesù veste in bianco e oro, simboli della spiritualità divina e della regalità.
Le stimmate sui piedi e sulle mani, sono indice che quello che appare agli occhi di Maddalena è il corpo umano risorto del Crocifisso, non il suo spirito.
Giotto mostra che il Figlio di Dio ha vinto la morte, totalmente e definitivamente. Il corpo dell'Uomo vivrà per sempre, dopo il passaggio attraverso l'effimera fine terrena.
L'uomo, tutto intero, anima e corpo, dopo la morte riacquisterà i privilegi divini persi in seguito al Peccato Originale. Sarà pienamente a immagine e somiglianza di Dio.
La missione di Gesù è compiuta.
Nella scena dell'Ascensione è raffigurata l'ultima volta che Gesù apparve visibile ai suoi amici, mentre sale, corpo e spirito, in Cielo, tornando finalmente nel Suo Regno che aveva lasciato per la missione che si era imposto.
Mentre sua madre e i discepoli suoi amici sono inginocchiati e pregano, il capo rivolto verso l'alto, Lui ascende, accompagnato da angeli e anime buone redente, tra le quali vi sono Giovanni Battista e Simeone, il sacerdote che aveva accolto Gesù bambino nella scena della Presentazione al tempio, con barba bianca e a riccioli.
Giotto, con le linee ascendenti diagonali, evoca la sensazione di ascesa, di miglioramento e mostra l'azione salvifica di Gesù che ha aperto ai meritevoli le porte del Paradiso che Adamo ed Eva avevano chiuso.
La Nuova Alleanza tra Dio e l'Uomo è compiuta.
L'ultima scena rappresenta la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo sui suoi discepoli che darà loro molti doni sovrannaturali, tra i quali quello delle lingue, per poter diffondere tra tutti i popoli della terra la buona novella.
Il Cenacolo è la perfetta antitesi della confusione di Babele. Lì Dio aveva confuso le lingue degli uomini , per punirli della loro superbia, qui dona nuovamente la capacità di esprimersi in qualunque lingua, superando la punizione precedente.
Appaiono dodici apostoli, anche se ormai il traditore Giuda è morto, in quanto il suo posto appare occupato da Mattia, che veste in giallo, colore usato sempre da Giotto per evocare una novità, un cambiamento, una trasformazione, di ordine fisico o metafisico.
Gli apostoli sono riconoscibili, come al solito, per i colori delle vesti.
La loggia è traforata da archi a sesto acuto trilobati, simbolo della Trinità che agisce all'interno del Cenacolo.
Lo Spirito Santo, simboleggiato dai raggi infuocati che provengono dall'alto, ha fondato la Sua Chiesa sulla Terra
SIMBOLOGIA DEL CICLO DI CRISTO ALLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI - QUARTA E ULTIMA PARTE
Reviewed by Polisemantica
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giovedì, marzo 28, 2019
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