Quante volte ritroviamo ancora lo sguardo della ragazza rappresentata da Delacroix nelle mille storie di abbandono, di vulnerabilità e di indifferenza sociale, che contraddistinguono la nostra epoca?
Il forte e toccante testo visivo dell'artista è collegato, per il tema trattato, ad un altro: viene infatti ritenuto un lavoro preparatorio ad olio per la successiva rappresentazione del massacro a Chios.
Per l’intensità della composizione, il dipinto, conservato presso il Louvre di Parigi, è comunque considerato un capolavoro a sé stante.
Uno dei capolavori di Eugène Delacroix, nato il 26 aprile 1798, è senza dubbio l’Orfanella al cimitero, dipinto nel 1823-1824 circa e conservato presso il Louvre di Parigi. |
I capelli raccolti (codici acconciatura) contribuiscono a concentrare l'attenzione dello spettatore sullo sguardo della ragazza.
L'oscurità del cielo e il cimitero abbandonato sono in consonanza con la sua espressione di malinconia.
Il linguaggio del corpo (codici gestuali) e l'abbigliamento della ragazza evocano la tragedia e la vulnerabilità dell'essere umano. I dettagli dell'abito che scende dalla sua spalla, una mano posata debolmente sulla gamba, le ombre sopra la nuca, l'oscurità alla sua sinistra e la colorazione fredda e algida del suo abbigliamento, sono tutti elementi combinati per enfatizzare un senso di perdita e al contempo di speranza irraggiungibile.
Ne consegue che la ragazza diviene allegoria dell'isolamento, dell'abbandono, della vulnerabilità e dell'assenza di qualsiasi forma di aiuto da parte del genere umano.
L’ORFANELLA AL CIMITERO DI DELACROIX E L’ALLEGORIA DELL’ABBANDONO
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lunedì, marzo 25, 2019
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