Un cavaliere di ritorno dalla Terrasanta, Antonius Block, è accompagnato dal suo scudiero Jöns.
L'uno idealista, ma sfiduciato, l'altro pragmatico come solo un realistico popolano ha imparato a essere sin dall'infanzia, stanno rincasando dopo anni di sanguinose (e inutili) battaglie contro "gli infedeli".
Improvvisamente, il melanconico e meditabondo cavaliere, simbolo della ricerca del senso della vita, incontra un personaggio enigmatico e agghiacciante, nerovestito, prosopopea della Morte, con il quale ingaggia una partita a scacchi, allegoria della continua battaglia contro l'ignoto che attanaglia l'essere umano di ogni epoca.
Lo scudiero, nonostante tutto il suo cinismo e astuzia è un "non predatore" nel quadrato semiotico |
ADV
Quando la Morte, alla domanda del Cavaliere risponde che forse Dio non c'è, l'esplosione angosciante che nasce dalla sua anima è "Allora la vita è un atroce orrore. Nessuno può vivere in vista della morte, sapendo che tutto è il nulla (paradosso)."
Il Cavaliere medita sul paradosso dell'esistenza umana senza Dio |
Tutto il film è basato dalla continua antitesi Morte/Vita, Fede/Dubbio, Bianco/Nero, Nobile/Popolano, Predatore/Preda e via dicendo, che formano innumerevoli quadrati semiotici
Il quadrato semiotico del predatore e della preda nel film |
(ad esempio predatore/preda/non predatore/non preda espresso nelle figure Morte/Cavaliere/Giocoliere/Scudiero) e con vari modelli attanziali
Soggetto/Cavaliere,
Oggetto/tornare a casa,
Aiutante/scudiero,
Opponente/Morte,
Destinante/Bergman,
Destinatario/Pubblico).
La famiglia che si ama rappresenta la "non preda" del quadrato semiotico |
IL SETTIMO SIGILLO DI BERGMAN, ALLEGORIA PARADOSSALE AL QUADRATO
Reviewed by Polisemantica
on
domenica, marzo 24, 2019
Rating:
Nessun commento:
Posta un commento