LA PORPORA FENICIA E LA SUA SIMBOLOGIA



I Fenici furono un popolo di mercanti e navigatori.

Viaggiarono lungo tutto il mediterraneo fondando numerose colonie che poi diedero vita a città talvolta ancora esistenti, come Cagliari, Palermo, Trapani  Barcellona e Siviglia.

Anche Cartagine, antagonista di Roma nell'antichità, era una colonia fenicia.

Il termine "fenici" viene fatto risalire alla parola greca Phoinikes che significa "rosso porpora" che era un termine per designarli e non la parola con cui essi designavano se stessi, dato che non si riconoscevano come popolo, ma ciascuno, come abitante di una determinata città.

Anche il termine "cananeo", che troviamo anche nella Bibbia, usato per indicare il popolo che abitava quella regione, e che deriva dall'accadico 'kinakhkhu' significava "porpora".



Quindi i Fenici erano chiamati, dagli altri popoli dell'antichità, "quelli della porpora"

La stessa fenice, uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri, era chiamata così in quanto aveva il piumaggio color porpora, che richiamava l'idea delle fiamme che l'avvolgevano sino a consumarla per poi farla risorgere, simbolo di eterna rigenerazione e immortalità.

I Fenici si misero in luce per la produzione di stoffe e di tessuti, soprattutto nei centri di Sidone e Tiro

Tra gli apprezzati prodotti dell'artigianato fenicio, i più famosi erano le stoffe tinte in modo indelebile in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell'arte della tintura, e tali tessuti erano apprezzatissimi da tutti i popoli antichi, a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza, simboli di divinità e regalità .



Per produrre la porpora si utilizzava un mollusco del genere Murex che possedeva una ghiandola contenente un liquido biancastro che, per effetto del sole, dapprima diventava giallo pallido, poi verde, poi blu per assumere infine  l’impareggiabile colore tanto amato nel mondo antico.

Il complesso processo di lavorazione rendeva proibitivo il costo di queste stoffe o anche la semplice decorazione di abiti eppure, la richiesta era enorme: indossare la Porpora, era simbolo di distinzione e dignità regale, sociale e sacerdotale.

Un mito narrava l'origine della scoperta della porpora: il dio Melquart inventò questo procedimento di tintura per fare un dono alla ninfa Tiro di cui si era innamorato e che aveva promesso di concedersi, solo se lui le avesse fatto dono di una veste dello stesso colore purpureo sprigionato dal succo di un mollusco che aveva visto sulla spiaggia.

Un altro mito raccontava invece che la scoperta della porpora si debba al cane di un viandante che annusò un murice e si trovò il muso sporco di rosso, Il padrone, credendo che si fosse ferito, lo asciugò con una benda che si intinse per sempre di quel colore e che fu grandemente apprezzata da quanti in seguito incontrarono il viandante.

La tintura poteva essere prodotta in una grande varietà di sfumature che dipendevano dalla mescolanza dei diversi tipi di murice utilizzati. Variazioni di colore potevano anche essere causate da differenti condizioni di esposizione alla luce del sole e da additivi chimici. I colori risultanti includevano il rosso, il blu e il porpora scuro.



Le tonalità dell porpora erano quindi assai varie, dal rosso cupo al violetto, la più ricercata, però, soprattutto dai Romani, era la hyacinthina prodotta a Tiro. Era detta anche Porpora imperiale, perché era quella usata da uomini di potere ed assurta a simbolo di potere e ricchezza per molti secoli.

Tutte le sfumature erano utilizzate primariamente per tingere le vesti cerimoniali.

Per esempio nel libro dell’Esodo troviamo le accurate indicazioni per le cerimonie religiose in cui si prescrive l’uso di porpora blu, porpora rossa e lane cremisi nella fabbricazione dei sacri paramenti dei sacerdoti e delle coperture del tabernacolo;

Anche Omero vi fa riferimento, quando scrive, nell’Iliade e nell’Odissea, intorno all’VIII° secolo a. C.  che Andromaca, “nel cuore dell’alta casa tesseva una tela doppia, di porpora, e vi spargeva ricami variati”; oppure che un ”mantello purpureo, di lana, il chiaro Odisseo aveva" o che le ceneri di Ettore furono poste “dentro un’urna d’oro, avvolgendole in morbidi pepli purpurei”

A Creta la porpora era usata anche come colorante negli affreschi.



Nel più conosciuto sarcofago minoico di Agia Triada, del 1450 a.C. vi sono rappresentati uomini e donne che indossano elegantissimi abiti, decorati con strisce di porpora di varie sfumature.

La tintura veniva anche impiegata per la pittura, la decorazione di edifici e di statue e persino come cosmetico per il viso e le labbra.

Il tessuto di porpora, specie quello prodotto a Tiro, raro e ricercato, divenne un simbolo di opulenza e di potenza ad esclusivo appannaggio di sovrani, senatori romani, imperatori, sommi sacerdoti, dignitari e grandi condottieri.



Nella tonalità rossa, la porpora era percepita come colore della vita e  simbolo della vigorìa e della forza. Il rosso aveva anche valore apotropaico e catartico, di protezione, difesa e purificazione;

Nell'antichità si utilizzavano amuleti rossi  per essere al sicuro dalle forze malefiche, si ponevano bende di lana rossa avvolte attorno alla cosa o alla persona da proteggere, e talvolta si procedeva all'unzione di templi e case con tale tonalità per placare e tenere lontani i dèmoni.

Comunque il rosso porpora, fin dall'antichità e sino ai nostri giorni,  fu il colore della regalità, della potenza e del lusso,  atto a rappresentare alta dignità, ricchezza, sovranità e sontuosità.

Al minuto 24,38 trovate la sezione del video dedicata alla porpora fenicia


LA PORPORA FENICIA E LA SUA SIMBOLOGIA LA PORPORA FENICIA E LA SUA SIMBOLOGIA Reviewed by Polisemantica on venerdì, gennaio 11, 2019 Rating: 5

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