Per la dottrina cristiana le virtù teologali consentono all'uomo di avvicinarsi a Dio. Esse sono tre ed assumono un’evidenza trinaria, consentendo all'umanità di proiettarsi nel mistero più alto. In origine le tre virtù teologali – Fede, Speranza e Carità – sembrano assumere caratteristiche simili alle tre grazie, in quanto agiscono insieme per la felicità dell'uomo che si pone al di là della giornata terrena.
Nel mondo dell'arte sono quasi sempre rappresentate come giovani e avvenenti figure femminili.
Alle statue che le rappresentano viene assegnato spesso il ruolo iconografico di sormontare la facciata delle chiese.
La Fede è posta al centro, con gli attributi del calice e della Croce. Accanto a sé, la Fede reca la Carità – molto spesso rappresentata come una giovane che allatta – e la Speranza, che reca l’attributo di una catena metallica e di un un’ancora, a dimostrazione, da un lato dell'attesa dell'Unione a Dio in un approdo che non lascia il fedele in preda delle onde, ma al tempo stesso – attraverso la catena sollevata – richiama alla necessità di abbandonare ogni vincolo per giungere all'incontro con il Signore.
Le virtù teologali rappresentate da Pietro del Pollaiolo e conservate presso gli Uffizi di Firenze. |
Nelle rappresentazioni di questo pittore di scuola umbra, attivo all'inizio del XVI secolo possiamo scoprire ulteriori simboli associati alle virtù teologali.
Le virtù teologali rappresentate agli inizi del '500 da un pittore di scuola umbra. |
La serie di figure allegoriche, viste in un paesaggio continuo, era probabilmente destinata a decorare la parte posteriore di uno spalliere (una panca a schienale alto o un letto da giorno) o ad essere incastonata in una boiserie.
I SIMBOLI DELLE TRE VIRTÙ NELL'ARTE
Reviewed by Polisemantica
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venerdì, agosto 17, 2018
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1 commento:
Il simbolo del pellicano che imbocca i suoi figli dovrebbe far riflettere sul modo di accostarsi alla ricezione della eucaristia.
L'atto rituale più conforme al divino volere, così, dovrebbe restare attraverso l'immissione del pane consacrato dalle mani del sacerdote, direttamente in bocca, al fedele, che mani consacrate all'ordinazione non ha.
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