L'ITALIA E IL PARADOSSO CULTURALE

I quotidiani stanno dando molta evidenza a un rapporto dell'Unesco che, in relazione all'alta percentuale del patrimonio censito, vede una bassa presenza del personale impiegato alla sua tutela e valorizzazione: da qui il paradosso.

Un paradosso, dal greco παρά (contro) e δόξα (opinione), è un ragionamento che appare contraddittorio, ma che deve essere accettato, oppure un ragionamento che appare corretto, ma che porta a una contraddizione.

Per essere evidenziato nel caso "Unesco" viene eseguita una comparazione tra due elementi statistici, ambedue basati quindi sull'enumerazione.

Da una parte quello riguardante il numero dei siti Unesco. Se esistesse una classifica della bellezza, l'Italia sarebbe infatti probabilmente in vetta con ben 53 patrimoni dell'umanità tutelati, dalle Alpi alla Sicilia. Non c'è nessun Paese al mondo che può vantare una collezione di meraviglie simile. Al secondo posto, per intenderci, si trova la Cina, 32 volte più grande dell'Italia e 22 volte più popolata, con 52 siti.

Dall'altra parte ci sono i dati tutt'altro che lusinghieri che riguardano la percentuale degli occupati nel settore della cultura. Secondo le analisi di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, l'Italia guadagna solo un misero 19esimo posto (su 28, Regno Unito incluso) per la percentuale di persone impegnate in settori legati alla cultura. I lavoratori del comparto rappresentano solo il 3,4% del totale e tra il 2011 e il 2016 (il periodo preso in analisi) il numero si è addirittura assottigliato passando dal 3,5% al dato attuale.

L'Italia non è certo collocata nelle prime posizioni di questo rapporto.

Dalla comparazione scaturisce che nonostante un patrimonio artistico, culturale e naturalistico sterminato i lavoratori impegnati nel settore della 'cultura' sono una percentuale esigua.

Da qui uno dei più importanti paradossi che connotano, purtroppo in maniera negativa, il nostro Paese.