L’analisi e il valore di un’opera artistica o letteraria, di norma, non possono mai prescindere dal momento storico in cui essa è stata realizzata.
Questa regola fondamentale va tenuta ancora più in considerazione quando ci si accosta a un pittore come Jacques Louis David, vero testimone culturale e simbolo del cambiamento di un’epoca. La sua produzione artistica è sempre andata di pari passo, infatti, con le vicende politiche della sua nazione: nato sotto l’Ancien Régime, cresciuto tra i tumulti della Rivoluzione Francese, morto sotto la dittatura napoleonica.
Jacques-Louis David, La morte di Marat, 1793, Museo reale delle belle arti del Belgio, Bruxelles. |
Questo straordinario dipinto, oltre a riferire le modalità e le circostanze dell'assassinio, assume il significato di un elogio funebre: la vasca da bagno sembra avere già le sembianze di una bara, sua icona, mentre la dedica e la firma del pittore hanno tutte le caratteristiche di un epitaffio; inoltre, la dicotomia antitetica vita-morte è interamente affidata alla divisione cromatica del quadro.
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Il vero fulcro dell'opera, però, è connotato dai due oggetti posti nella parte inferiore della tela: il coltello insanguinato, effettiva arma del delitto, e allegoria di distruzione si contrappone antiteticamente alla penna d’oca con cui Marat aveva firmato la missiva della Corday, metafora della forza intellettiva con cui il giornalista e politico aveva promulgato le sue idee rivoluzionarie.
Marianeve Lentini
DAVID, MARAT E L'ARMA DEGLI INTELLETTUALI
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mercoledì, settembre 05, 2018
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