Tutta la comunicazione umana, che utilizza i segni come elementi base per creare testi da inviare in messaggi il più possibile coerenti, si basa, in profondità, su quella che possiamo definire "la sfera subliminale".
In pratica, tutta la nostra comunicazione, quindi anche quella visiva, si basa su presupposizioni, su conoscenze che l'emittente dà per scontate nel ricevente, su implicazioni, concetti per così dire contenuti in altri concetti, connotazioni, ovvero sfumature di significato che si possono generare con sinonimi, con toni di voce, codici mimetici e via dicendo e inferenze, ovvero conoscenze generate da altre conoscenze.
"Un bicchiere d'acqua" esempio classico di presupposizione |
Per esempio nella frase "Ho preso un bicchiere d'acqua per il mio bimbo in un bar di Jakarta, dove ho trascorso il ponte dell'Immacolata con mia suocera. Non ero mai stata nella capitale dell' Indonesia", abbiamo:
- due presupposizioni ( un bicchiere d'acqua, che, si dà per scontato, è fatto di vetro o cristallo o plastica e riempito d'acqua. Non è necessario definire questo concetto. Nessuno scriverebbe mai "ho dato un bicchiere di vetro pieno d'acqua", quindi omette delle parti; il ponte dell'Immacolata che non è una costruzione ma il periodo dell'anno a ridosso della festa di Maria, madre di Gesù Cristo, l'8 dicembre),
- una implicazione (se c'è mia suocera significa che sono o sono stata sposata),
- una connotazione (il mio "bimbo" ha una sfumatura affettiva, esprime amore e tenerezza per un figlio in età infantile, presumibilmente)
- due inferenze ( se prima di leggere la frase non sapevo dove stava Jakarta, ora so che si trova in Indonesia e che ne è la capitale. Lo inferisco dalle due frasi, dai due concetti posti vicino, senza legame subordinato che però accostati, generano in me una terza conoscenza.)
La sfera subliminale di Ligas |
Quindi, quando inviamo un messaggio, in realtà stiamo facendo agire, in modo subliminale e inconscio, tutta una serie di leve percettive, cognitive, di memoria e di aspettative nel nostro destinatario, senza le quali ogni tipo di comunicazione sarebbe nulla, avremmo solo semiosi illimitata ed entropia, ovvero perdita sostanziale del senso trasmesso.
Tutto ciò, partendo dal presupposto (ancora una volta) che ogni qualvolta comunichiamo, stiamo costruendo un testo insieme alla cooperazione del nostro ricevente, che non è una marionetta o un sacco da riempire di informazioni e dati, ma un coautore del messaggio che intendiamo fargli pervenire.
Umberto Eco e il concetto della cooperazione testuale |
Come ci ricorda Eco il testo è una macchina pigra che necessita di un fiero lavoro comunicativo da entrambe le parti, per poter funzionare.
Ecco quindi perchè lo sguardo del destinatario non è mai vergine, tranne nella primissima infanzia, ma non potrebbe che essere così per potergli inviare messaggi. Però il non essere vergine non significa che lo sguardo non possa essere innocente e cogliere il messaggio nascosto fra forme e colori, parole e suoni, codici e segni.
Il vero problema, che mai come oggi si è posto all'Uomo occidentale, è la non condivisione delle medesime presupposizioni. Da qui nasce il vero dramma dell'incomunicabilità.
Background culturale, esperienze, aspettative erodono talvolta il flusso comunicativo (LOVE, opera di Alexander Milov) |
Quando un termine perde di senso, quando vi è uno scollamento fra significato e significante e i simboli non sono più convenzioni universalmente accettate nella medesima cultura, su quali presupposti può generarsi e basarsi una sana comunicazione?
Se il medesimo termine o la stessa immagine appare referenziale e descrittivo per alcuni ma viene percepito come offensivo da altri, quale sfera subliminale può essere utilizzata? Su quali presupposizioni basarsi?
Il termine "negro" oggi percepito con accezione fortemente negativa e lesiva della dignità umana, un tempo non molto lontano si trovava sui libri di scuola per descrivere, senza un filo di volontà offensiva, persone di ascendenza africana con la pelle scura, con lo stesso valore referenziale che oggi si darebbe al termine "caucasico", che non è percepito, al momento, con accezioni negative o offensive, diversamente da "negroide" e "mongoloide" che pure sarebbero termini scientifici, descrittivi e referenziali.
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Molti termini che sino a venti anni fa erano considerati fortemente volgari ed epiteti lesivi della dignità di una persona, ora vengono comunemente usati nel linguaggio comune, "sdoganati" anche nell'utilizzo in televisione, in luoghi pubblici e non, anche se creano un certo disorientamento e fastidio a fasce della popolazione, specialmente fra gli over 50, che continuano a percepirli come espressioni triviali e li considerano indice di imbarbarimento della società.
Parole come "matrimonio", "padre e madre", "maschio", "femmina", "uomo", "donna", "sesso", "genere", "razza", "libertà", "vita", "morte", "diritto", "marito", "moglie", "amore", sono nella nostra società in una fase di metamorfosi, in cui il significante e il significato stanno perdendo il solido legame avuto in millenni di civiltà. Ovviamente se a un termine non corrisponde più lo stesso concetto per tutti, saltano le presupposizioni che ci permettono di intenderci.
Il fraintendimento crea dissonanza cognitiva, genera emozioni negative, produce entropia dei dati e fa sorgere conflitti su argomenti che un tempo avrebbero prodotto un banale trasferimento di un messaggio con funzione referenziale.
LA SFERA SUBLIMINALE
Reviewed by Polisemantica
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martedì, settembre 04, 2018
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2 commenti:
grazie, trovo utile apprendere queste cose, nonche' piacevole. Se posso permettermi aggiungerei sommessamente che la realizzazione scultorea dovrebbe essere corredata per lo meno del nome dell'autore. E' cmq proprieta' intellettuale, d'accordissimo che la si usi, ma con il relativo rispetto.
Non ho alcuna intenzione polemica. Resta per me il fatto positivo di aver letto un bell'articolo
Una svista. Abbiamo provveduto. Grazie per la segnalazione :-)
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