Era il 27 Marzo del 1963 quando a Roma, al cinema Barberini, veniva proiettato per la prima volta “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
« Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra. » dice il Principe Salina, interpretato dal grandissimo Burt Lancaster quando deve definire chi è e di che genia fa parte.
La figura del protagonista del film, il Gattopardo, si ispira ed è icona di quella del bisnonno dell'autore del
libro, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, che fu un importante astronomo e che nella finzione letteraria diventa il Principe Fabrizio Salina, e della sua famiglia tra il 1860 e il 1910, in Sicilia (a Palermo e nel feudo agrigentino di Donnafugata ossia Palma di Montechiaro e Santa Margherita di Belice in provincia di Agrigento).
Il film è metafora di una società feudale in declino, quella dei Borbone, al momento dell'ascesa di Garibaldi e del Regno d'Italia.
Nel 1860 la classe dei nobili è ormai è prossima alla fine della propria superiorità e sono i borghesi la nuova classe sociale in ascesa.
Il Principe Fabrizio Salina, simbolo di tale nobiltà siciliana, osserva con malinconia e distacco il declino della sua classe, pur pensando in cuor suo che "occorre che tutto cambi affinché tutto rimanga così com'è".
Le situazioni resteranno invariate, cambieranno solo gli interpreti.
Il film è allegoria do ogni cambiamento, di ogni rivoluzione, in cui cambiano i potenti, cambiano i padroni, ma non le dinamiche sociali e quelli che subiscono sono e saranno sempre gli stessi.
IL GATTOPARDO DI LUCHINO VISCONTI
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giovedì, ottobre 24, 2019
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