"A bocca chiusa", una delle canzoni più note di Daniele Silvestri, presentata in occasione del Festival di Sanremo del 2013, è ricca di significati e figure retoriche.
La cadenza dialettale romanesca, indice delle origini del cantautore, serve ad avvicinare ancora di più il testo ai giovani romani ed è simbolo e sineddoche della sua vocazione popolare.
Ci sono una serie di citazioni, come "Fatece largo che...passa domani" anziché "Fatece largo che passamo noi" ; "Ché partecipazione certo è libertà" al posto di "libertà è partecipazione" di Giorgio Gaber.
La canzone è metafora della manifestazione: "E andremo in strada co’ tutti gli striscioni", "Fatece largo che… passa il corteo, se riempiono le strade", allegoria della rabbia, l'indignazione e la frustrazione giovanile.
Vi è l'antitesi tra la speranza e la disillusione "E le parole, sì lo so, so’ sempre quelle, ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle, Scuola e lavoro, che temi originali, se non per quella vecchia idea de esse tutti uguali".
Il finale, l'iperbole "Ho solo questa lingua in bocca e se mi tagli pure questa" è metafora della condizione di impotenza in cui si ritrova un'intera generazione italiana, tagliata fuori dalla società, dal lavoro, dalla vita, dal proprio futuro.
Ma vi è anche la metafora della resistenza, a ogni costo, per far sentire le proprie ragioni, per difendere la propria dignità, con coraggio "Canto pure… a bocca chiusa" con l'onomatopea conclusiva e agghiacciante "Mm… Mm… Mm…"
Ecco il testo.
Fatece largo che… passa domani, che adesso non si può
Oggi non apro, perché sciopererò
E andremo in strada co’ tutti gli striscioni
A fare come sempre la figura dei fregnoni
A me de questo sai, non me ne importa niente
Io oggi canto in mezzo all’altra gente
Perché ce credo o forse per decenza
Ché partecipazione certo è libertà ma è pure resistenza
E non ho scudi per proteggermi, né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Ho solo questa lingua in bocca e forse un mezzo sogno in tasca
E molti, molti errori brutti, io però li pago tutti
Fatece largo che… passa il corteo, se riempiono le strade
Via Merulana, così pare un presepe
E semo tanti che quasi fa paura
O solo tre sfigati come dice la questura
E le parole, sì lo so, so’ sempre quelle
Ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle
Scuola e lavoro, che temi originali
Se non per quella vecchia idea de esse tutti uguali
E senza scudi per proteggermi, né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Ho solo questa lingua in bocca e se mi tagli pure questa
Io non mi fermo, scusa
Canto pure… a bocca chiusa
Mm… Mm… Mm…
Guarda quanta gente c’è che sa rispondere dopo di me…
A bocca chiusa
Guarda quanta gente c’è che sa rispondere dopo di me…
A bocca chiusa
Guarda quanta gente c’è…
A bocca chiusa.
LA METAFORA CONDITA DALL'ONOMATOPEA NELLA 'BOCCA CHIUSA' DI DANIELE SILVESTRI
Reviewed by Polisemantica
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martedì, febbraio 12, 2013
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1 commento:
Appena sentita, canzone bellissima.
Daniele Silvestri è un grande.
Eccezionale la lettura della canzone: chi l'ha scritto è un artista al pari suo...
Pietro
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