I discorsi nelle piazze, lo scontento della gente e le similitudini

Ecco uno stralcio dai vari discorsi tenuti in innumerevoli piazze italiane, fra cui Parma, Milano e Roma.

"Lo svincolamento graduale dell'Italia dal gruppo delle nazioni plutocratiche occidentali attraverso lo sviluppo delle nostre forze produttive interne".

"Svecchiamento e rinnovamento di tutte le nostre rappresentanze diplomatiche con elementi usciti da facoltà speciali universitari".

"Le altre accuse che ci da la democrazia sono ridicole".

"Io non mi spiego come dei repubblicani possano essere contrari ad un movimento che è tendenzialmente
repubblicano. Io comprenderei che fossero contrari ad un movimento tendenzialmente monarchico".

"Voi dovete spiegarvi il fenomeno dell'ira e della incomprensione ... Se questo nuovo stato fosse stato più liberale, più moderno, più vicino all'antico, niente in contrario. Ma questo stato, e voi lo sapete per esperienza diretta, era uno stato più tirannico, più illiberale, più camorrista del vecchio, per cui questa che noi compiamo oggi è una rivoluzione che spezza lo stato bolscevico nell'attesa di fare conti con lo stato liberale che rimane".

"Non ci può essere una grande nazione capace di grandezza attuale e potenziale se le masse lavoratrici sono costrette ad un regime di abbrutimento".

"E' necessario che questa massa enorme di decine di milioni di gente che lavora, che questa enorme massa sia portata sempre più ad un livello superiore di vita!".

"Noi vogliamo appunto che tutti i lavori si compendino e si integrino a vicenda".

"Siamo dinanzi ad un fatto che è il fatto elettorale. Essendo la camera vecchia e peggio che vecchia, fradicia ed imputridita, essendo tutti i protagonisti di questa semi-tragedia degli uomini usati ed abusati, stanchi e peggio ancora stracchi, si impone la nuova consultazione elettorale".

"Il timone dello Stato non ritornerà più ai vecchi uomini della vecchia Italia".

"Non siamo una chiesa: siamo un movimento".

"Il nostro è un movimento che si riconosce dalla sua passione e dalla disciplina volontaria: che si riconosce soprattutto per ritenersi non guardia di un partito o di una fazione".

"Ieri mentre il treno mi portava a Bologna, io mi sentivo veramente legato con le cose e con gli uomini, mi sentivo legato a questa terra".

"Vi prego di non interrompermi, perché io non interromperò mai nessuno".

"E' un'orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia".

"Ci sono degli uomini o ci sono dei fantocci? Questi uomini hanno una dignità come uomini? E ne hanno una anche come Governo?"

"La gente, prima ancora che lo dicessi io, ha detto: Basta! La misura è colma!".

Sono argomenti che sono stati quotidianamente proposti agli italiani per parecchi mesi, anzi, in effetti per anni.

L'autore di tali discorsi? Benito Mussolini, tra il 1919 e il 1921.
I discorsi nelle piazze, lo scontento della gente e le similitudini I discorsi nelle piazze, lo scontento della gente e le similitudini Reviewed by Polisemantica on venerdì, marzo 08, 2013 Rating: 5

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