L'antropologo Marc Augè è l'ideatore del concetto di non-luogo, o meglio, in francese, non-lieux.
Si tratta di un concetto determinato da due variabili, ovvero
- gli spazi di trasporto, transito, commercio, tempo libero e svago come aeroporti, centri commerciali, stazioni ferroviarie
- il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi.
Tali nonluoghi si trovano in contrapposizione ai luoghi antropologici, cioè spazi identitari, relazionali e storici, come chiese, centri cittadini, monumenti o edifici storici.
I non luoghi sono spazi senza storia, senza identità e senza capacità di essere ambiente di relazione fra esseri umani, ma solo di connessione casuale ed effimera.
Tale teoria ha goduto di grande fortuna per la sua capacità di rappresentare la società attuale caratterizzata dalla precarietà assoluta.
A tale interessante teoria se ne potrebbe accostare un'altra, basata invece sul principio dell'ipotopia e dell'ipertopia.
Partendo da termine greco topos, il cui significato è luogo, possiamo affermare che il luogo, il topos per eccellenza è la casa, l'abitazione.
La casa ha una valenza neutra, nè ipertopica nè ipotopica, ma si può caricare, di caso in caso, di differente semanticità.
Gli elementi ipotopici, ovvero i luoghi a bassa semanticità, e con una forte connotazione esocentrica, centrifuga, sono per esempio la strada, il supermercato, il porto, la stazione, l'aeroporto, la chiesa, la posta, l'albergo, il monumento storico meta di pellegrinaggi turistici, luoghi nati insomma con la naturale vocazione a essere di passaggio, in cui lo scopo è per i fruitori quello di usarli e poi di attraversarli il più velocemente possibile, senza stabile stazionamento. Molti di questi elementi ipotopici si sovrappongono ai non luoghi, ma non tutti.
Vi sono poi, in antitesi, gli elementi ipertopici, luoghi ad alta semanticità e con una forte vocazione endocentrica, centripeta, come per esempio il carcere, la scuola, la fabbrica, l'ufficio o comunque il luogo (chiuso) di lavoro, l'ospedale, la caserma e il cimitero, luoghi in cui i fruitori sono costretti a stare a lungo (talvolta sine die) anche controvoglia.
Sia gli elementi ipotopici sia quelli ipertopici sono organizzati in climax ascendenti o discendenti: vi è una maggiore o minore ipotopia fra una strada che si percorre velocemente o un albergo in cui si stazione per ore o giorni così come fra una scuola in cui si staziona per qualche anno, sia pure muovendosi tra essa e la propria abitazione, e un cimitero.
Paradossalmente vi è una diversa percezione di questi elementi ipotopici e ipertopici da parte dei fruitori e degli addetti, di natura speculare e inversamente proporzionale: l'addetto agli imbarchi che lavora in un aeroporto ci sta stabilmente, il fruitore, viaggiatore diretto altrove, vi transita velocemente.
Lo stesso vale per gli elementi ipertopici: i parenti dei carcerati fanno visita e vanno via, i fruitori delle carceri, coloro per i quali sono stati costruiti vi restano più o meno a lungo, talvolta per sempre.
Al centro tra queste due varianti vi è il topos, la casa.
Anch'essa, pur essendo neutra, si carica di significazione differente a seconda della percezione che di essa ha il suo occupante. Può sembrare ai suoi abitanti una prigione, quindi ipertopica oppure, in antitesi, un dormitorio in cui si va solo a trascorrere la notte, perciò ipotopica.
Tranne eccezioni che non farebbero altro che confermare la regola, il mondo antropico si divide in ipotopie e ipertopie, spazi architettonici con antitetico significato, vocazione e funzionalità, i cui utenti si adattano, per il tempo che devono o vogliono frequentarli, alle caratteristiche semantiche che hanno il potere di trasformare chi li usa ma che, paradossalmente possono essere percepiti in modo diametralmente opposto da addetti e da fruitori.
IPERTOPIA E IPOTOPIA DEGLI SPAZI
Reviewed by Polisemantica
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venerdì, marzo 01, 2019
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