"Apocalittici e integrati" prende spunto dal saggio in cui Umberto Eco analizzava gli aspetti positivi e quelli negativi della cultura di massa e mass-media e che indaga sul presente e sul futuro della comunicazione, in Italia e nel mondo.
1) In che stato versa secondo lei la comunicazione oggi in Italia? È sana o avrebbe bisogno di qualche cura?
La comunicazione oggi in Italia non è sana ed ha assolutamente bisogno di cure.
In realtà, la comunicazione non è sana a livello mondiale, non solo nel nostro Paese. E spesso viene utilizzata in maniera inappropriata.
La comunicazione è il mezzo attraverso il quale rendere palese, condiviso e comprensibile un contenuto. Pertanto ha un ruolo cruciale nella divulgazione della cultura. Oggi invece, soprattutto a causa del fenomeno delle fake news, esiste un rumore di fondo, caotico e insistente, che copre il vero suono del contenuto.
Versiamo in una situazione in cui la digital distraction, le continue interruzioni, l'overload communication ci impediscono di essere concentrati e di stare in ascolto.
2) Secondo lei esiste una differenza tra informazione e comunicazione?
Sì, esiste una differenza tra informazione e comunicazione.
Una differenza sostanziale. L’informazione deve fare la cronaca degli eventi, la comunicazione invece li deve interpretare e veicola con sé dei giudizi di valore. Essere informati non è solo un diritto ma anche e soprattutto un dovere, di tutti noi.
Sia come essere umani, che vivono in una comunità, che come cittadini. Chi produce l’informazione deve però trasferirla obiettivamente, fornendo tutti gli elementi che permettano ai fruitori di formare il proprio giudizio.
Chi comunica deve essere in grado, invece, di raccontare una storia e di permettere agli ascoltatori di immedesimarsi così tanto da vivere in maniera esperienziale il contenuto comunicato.
3) Vale ancora la pena oggi, per un giovane, dedicarsi allo studio della comunicazione e ambire a lavorare in questo contesto?
Oserei direi, ora più che mai.
Penso che il mercato del lavoro attuale abbia assolutamente bisogno di professionisti della comunicazione. Un mestiere fatto di molteplici competenze, tra cui spicca sicuramente il saper fare trasversale. Ed è proprio la trasversalità una delle caratteristiche fondamentali nella quale io credo. Di recente, a tal proposito, mi viene in mente il progetto di tesi multidisciplinare Bike Rome, che ho voluto, come direttore, allo IED di Roma.
Bike Rome è stato realizzato, in collaborazione con il Comune di Roma e con Zehus human+, da un gruppo di studenti delle scuole di Design, Moda, Comunicazione e Arti visive. In questo caso specifico, la valorizzazione delle bellezze nascoste della Capitale e la promozione della mobilità ciclabile e, dunque, sostenibile era l’obiettivo della tesi.
Per realizzare un progetto funzionante e rivolto al progresso abbiamo avuto bisogno di comunicatori e non solo di interior designer, di product design, di graphic designer, di sound designer, di fashion designer e via dicendo, legati tutti da un unico scopo: quello di condividere profondamente la necessità di migliorare la città di Roma.
Nella mia Food Confidential poi, che oggi è diventato un editore a tutto tondo, crediamo che la comunicazione sia la base della conoscenza. Food Confidential basa tutto il suo lavoro sul portare il messaggio all'audience corretta.
Non è necessario parlare con tutti e soprattutto non è il caso mai di farlo a vanvera. La comunicazione sceglie il pubblico qualificato, il pubblico veramente interessato. Solo lì, dove l'interesse è grande, s'innesta un messaggio ficcante e decisivo.
La più grande abilità del comunicatore è l'ascolto.
4) La frase “televisione cattiva maestra” è, considerando la situazione attuale in Italia e nel mondo, condivisibile?
No. Generalizzare, facendo di tutta un’erba un fascio è sbagliato.
La televisione, come la stragrande maggioranza delle cose da cui siamo circondati, ha cambiato pelle. Si è adeguata alla trasformazione. E, in questo senso, dovremmo affrontare diversi discorsi.
Dalla tv pubblica a quella privata, e poi ancora la pay tv. Detto questo, esistono prodotti di grandissima qualità, che mettono d’accordo critica e pubblico, accanto ad altri di bassa o addirittura pessima realizzazione.
Per esempio, sono molto affezionata ad alcuni programmi e ad alcune reti.
Sono un’estimatrice di Rai 5 e di alcune trasmissioni in particolare, come “Terza Pagina”. Io stessa ho una rubrica televisiva su La7, all'interno del programma Gustibus che va in onda la domenica mattina verso le 11.00, s'intitola Food Confidential - I segreti del Cibo, attraverso la quale racconto i segreti inauditi e inattesi del mondo del cibo.
Colgo l’occasione di utilizzare il mezzo televisivo per raccontare soprattutto le storie delle persone che fanno il mondo agroalimentare italiano, le piccole aziende, ma anche le grandi industrie che rispettano le regole e che promuovono il Made in Italy. Inaudito e inatteso significa interessante, non comune o anche semplicemente nuovo o innovativo.
La televisione è un grande mezzo ancora oggi, ne ho riscontro dai messaggi che ricevo e dal desiderio delle persone di interagire con la mia rubrica. Food Confidential tuttavia è molto più efficace sul web e sui social e diventerà presto una rivista di carta semestrale perché il fascino della carta e dell'approfondimento è intramontabile e sinonimo di valore.
5) Netflix, le webserie, i reportage su web, i videoblog sostituiranno completamente la fruizione video televisiva o no?
Oggi il telespettatore, il consumatore televisivo è sempre più consapevole e sa quello che vuole. Pertanto sono convinta che i contenuti on demand siano il vero futuro.
Prendiamo poi il caso di YouTube, che ha dimostrato - e continua a farlo - che una fruizione differente da quella tradizionale è possibile.
Tornando alla mia rubrica su La7 mi accorgo del vero esito e del successo solo dopo la pubblicazione sui canali social di Food Confidential, è lì effettivamente che prende vita e si concretizza.
Credo in una televisione mista e interattiva, on demand ma anche autorevole e che decide cosa è cultura.
Parlando di webserie, peraltro, anche IED Roma, dove sono stata per tre anni Direttore di Sede, ha deciso di apportare il suo contributo, e lo ha fatto davvero in grande. Nel corso dell’ultima edizione del Roma Web Fest è stata difatti presentata “The Wall”, una branded series in sei puntate dedicata agli amanti del cinema anni ’80 e ’90.
Il primo progetto transmediale realizzato da un’università italiana con una major, ovvero la Universal Picture Home Entertainment. Un lavoro che mi rende ancor più orgogliosa dei nostri studenti, che per l’occasione hanno collaborato con Echo Group, Offcinema ed Empire Italia.
6) Lei si definirebbe apocalittico o integrato?
Per natura sono una persona che tende a vedere sempre il lato positivo delle cose.
Il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Credo inoltre, in modo profondo, nella possibilità di dialogo e scambio tra le persone. Nell’importanza dell’integrazione, in ogni sua accezione.
Ogni tanto però mi arrabbio e mi sento un po’ apocalittica, e come qualcuno ha fatto in un bestseller della letteratura mondiale vorrei rivoltare i tavoli nel tempio.
APOCALITTICI E INTEGRATI - NERINA DI NUNZIO
Reviewed by Polisemantica
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martedì, febbraio 19, 2019
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