Gli antichi romani erano molto superstiziosi. Credevano nell'esistenza di potenze benevole e malevole che governavano o almeno influenzavano pesantemente la loro vita e quella dei loro cari.
Per arginare gli effetti malevoli e propiziare la buona sorte, usavano svariati amuleti e talismani, con numerosi e diversi significati e simbologia.
Vi è una differenza sostanziale tra amuleto e talismano, infatti: l'amuleto è un oggetto che ha valore apotropaico, ovvero allontana la sfortuna, il talismano invece è inteso come oggetto portafortuna.
Il termine amuleto deriva da “amoliri”, allontanare, oppure dal greco amulon, un "specie di focaccia" che si soleva offrire sugli altari o sulle tombe per allontanare l'ira degli spiriti dei trapassati.
Talismano deriva invece dal termine greco telesma che significa «rito (religioso)» di aiuto e di propiziazione, e in alcuni casi di protezione
Il valore magico di amuleti e talismani era dato, secondo i romani, sia dalla materia sia dalle iscrizioni o dai simboli incisi.
Come riportato da Plinio, l'agata, nei suoi vari colori, aveva effetto contro i morsi degli scorpioni e dei ragni e rendeva un atleta invincibile; il diamante aveva influenze benefiche e scacciava la melanconia; il cristallo propiziava la divinità; il corallo portava fortuna, l'ambra proteggeva dalle malattie, scongiurava il malocchio ed era un’utile rimedio per sgonfiare le tonsille, l’ametista allontanava le tempeste e i veleni
Apparivano le immagini di Eracle che soffoca il leone, simbolo della protezione contro il mal di stomaco, come dimostrano iscrizioni quali "digerisci!", o: "per lo stomaco", o anche: "digerisci, o stomaco".
Altre di Ares simbolo della protezione contro i mali di fegato: l'immagine dell'eroe Perseo era simbolo della protezione della cistifellea e la figura di un uomo curvo che miete era simbolo della protezione contro la sciatica e il male di reni.
Si riteneva che l'immagine di una lucertola fosse simbolo di guarigione delle affezioni degli occhi e l'immagine dello scorpione (preferibilmente incisa su diaspro giallo) doveva proteggere contro il veleno mortale di questo temuto animale.
Alcuni amuleti erano decorati con una figura femminile stante, ignuda, con una mano alla bocca, e con l'altra dietro, simbolo della preservazione da ogni parola imprudente che potesse attirare una sorte malvagia. Si trovano pure figure virili nello stesso atteggiamento ed altre con una doppia testa rappresentante, da una parte, una faccia umana, dall'altra quella di un leone.
Altri amuleti hanno forma di teste di animali feroci, come il leone, simbolo di potenza o il lupo, simbolo guerriero di protezione e sostegno.
Le monete di Alessandro Magno, erano talismani che simboleggiavano (e quindi propiziavano) successo nelle imprese
La famiglia romana faceva indossare a ogni figlio maschio, trascorsi nove giorni dalla nascita, la bulla, un astuccio di cuoio o di metallo di figura lenticolare, che si portava appeso al collo e conteneva vari piccoli amuleti o talismani.
Era inizialmente simbolo dei bambini patrizi, ma il suo uso fu esteso poi a tutti i nati liberi: i figli dei patrizi l'avevano d'oro, gli altri di cuoio, ma poteva anche essere d'argento, di bronzo e di ambra. Solo i figli degli schiavi ne erano sprovvisti.
La bulla veniva indossata per tutta la fase dell'adolescenza, portato al collo come un medaglione. Il suo scopo principale era proteggere il bimbo da forze e spiriti maligni.
Un ragazzo indossava la bulla fino a quando non avesse vestito la toga virile, intorno ai 16 o 17 anni. La sua bulla veniva poi gelosamente conservata, e in certe particolari occasioni nuovamente indossata. Tra gli adulti pare che fosse portata dai trionfatori, durante la pompa trionfale, come amuleto contro l'invidia
All'interno della bulla venivano custoditi i praebia, i turpicola o i tintinnabula, piccoli oggettini di ambra, corallo, ferro o d'oro, rappresentanti organi genitali che erano sia talismani che amuleti, ovvero erano simboli contro la malasorte e propiziatori di fortuna per il bambino che li indossava.
Nella cultura romana l'amuleto fallico chiamato fascinus- spesso alato - era una costante, sotto forma di gioielli o campanellini, al punto che anche le sobrie matrone patrizie portavano il fallo come monile al collo e al braccio per propiziare la fecondità.
Alle bambine veniva fatto indossare un talismano d'oro o d'argento, la lunula, icona di una luna crecente, simbolo della femminilità che richiamava la dea egiziana Iside e avrebbe dovuto portare fortuna; questa veniva portata fino all'età del matrimonio, quando veniva tolta insieme agli altri oggetti tipici dell'infanzia. Da quel momento la ragazza dismetteva gli abiti infantili ed iniziava ad indossare il vestiario adatto ad una donna romana.
I neonati, sia maschi che femmine, portavano i crepundia, pendaglietti, di materia preziosa, che venivano appesi a una catenella al collo o trasversalmente sul petto dei bimbi. e che riproducevano in piccole proporzioni oggettini domestici come tenaglie, falci, coltelli, cesoie, un'ancora, una mano, una scarpa, una barchetta, oggetti che simboleggiavano l'azione di tagliare o allontanare ogni eventuale energia negativa.
Se desiderate conoscere i misteriosi significati dei simboli dei talismani e amuleti, li trovate in questo video di Ars Europa Channel.
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Intanto, buona visione di questo episodio della serie video "Semeion, i simboli e la Storia", dedicata alla simbologia nella Storia antica
AMULETI E TALISMANI NELL'ANTICA ROMA
Reviewed by Polisemantica
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venerdì, dicembre 14, 2018
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