«Il camaleonte ha la straordinaria prerogativa di cambiare colore per uniformarsi al colore dello sfondo come forma di auto-protezione.[...] Gli esseri umani non sono animali perché non sanno proteggere se stessi». Liu Bolin.
L'arte è mimesi, scrisse Aristotele. E se l'arte imita il reale, l'arte non può "mentire", come per Platone, ma punta dritta al piacere e alla conoscenza. Sofismi a parte, se inganno ci dev'essere, è un inganno che fa crescere.
A miglia - e millenni - di distanza, rispunta oggi la diatriba sul valore dell'arte. E si riverbera nel fervore creativo della Cina, grazie a un artista che avrà letto sì e no i nomi dei padri filosofi dell'Occidente.
La prima grande mostra in Italia dedicata a Liu Bolin, l’artista cinese definito “l’uomo invisibile” per le sue straordinarie perfomances nell'arte del camouflage.
Il camouflage di Liu Bolin nella Reggia di Caserta. |
A ben guardare, i camaleontici ritratti di Liu Bolin (Shandong, 1973), frutto di accurato body painting e gioco prospettico, riconducono quasi di getto alle dispute della Scuola di Atene. Qui l'arte imita senza equivoci la vita e le verità universali si (s)vestono del loro abito confuso col reale.
Le immagini pregnanti create dallo scultore/pittore/fotografo Liu Bolin invitano a riconsiderare gli spazi e i luoghi familiari, non importa se per l'incontro quotidiano con essi, o perché osservati al cinema o in televisione.
La ripetizione delle sue azioni di camouflage con cose e persone della vita quotidiana conferisce nuovi significati ad azioni precedenti, così come ai luoghi dove si sono svolte.
Una testimonianza silenziosa, ad occhi chiusi, il tentativo umano di accettare e adattarsi ad ogni situazione. Nei lavori mimetici di Liu Bolin si assiste ad una moltiplicazione senza fine dello spazio e degli oggetti. Dov'è quel manifesto?
Quando ho già visto quel palazzo? Si tratta dunque di riflettere sull'arbitrarietà, l'incertezza e l'incommensurabilità del mondo che ci circonda.
Se l'arte può conservare un significato all'interno dell'universo di ribellione di Liu Bolin è nel suo essere un luogo di comunicazione, un luogo in cui ogni facile consenso non è ipotizzabile, e nemmeno allettante.
Sette cicli tematici ripercorrono la poetica dell'artista: dalle prime opere della serie Hiding in the City del 2005 fino ai giorni nostri, in un viaggio ideale tra la Cina - con i suoi celebri edifici, i suoi miti, le problematiche sociali - e l’Italia.
La mostra si snoda infatti dalle origini al “Grand Tour” di Liu Bolin degli ultimi dieci anni (dal 2008 ad oggi), racchiuso nel titolo Hiding in Italy, durante il quale l’artista si immerge nei luoghi simbolo dell'Italia, da Milano a Verona, passando per Venezia fino a Roma e alla Reggia di Caserta.
Un viaggio che continua nel mondo con la sezione Hiding in the rest of the world, in cui l’artista si fa ritrarre a Londra, Parigi, New York, Nuova Delhi, Bangalore.
Nelle tappe di questo itinerario, tuttora in corso, Liu Bolin riesce ad affrontare in maniera neutrale, seppur consapevole, temi sociali di stretta attualità, come la frenesia del consumismo, che emerge in Shelves, o il nodo dell’immigrazione in Migrants, senza tralasciare il glam del Fade in Italy, fino
alle Cooperations, ovvero immagini create per campagne pubblicitarie di grandi fashion brand italiani e francesi, dimostrando come l’arte s’intrecci sempre strettamente alla realtà in tutta la sua complessità e contraddizione.
Lui Bolin
The Invisible man
2 marzo - 1 luglio 2018
Roma, Complesso del Vittoriano, Ala Brasini
LA MIMESI DI LIU BOLIN IN MOSTRA A ROMA
Reviewed by Polisemantica
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domenica, marzo 11, 2018
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