"Buttalo, che è vecchio!". Questa espressione, abusata durante i decenni di abbondanza è diventata antisociale. Ogni spreco è duramente redarguito, tutto deve essere riutilizzato, riciclato, non sprecato.
Tutto ciò che potrebbe sembrare vecchio ha necessità solo di un restyling e, oplà, ritorna nuovo, riscoprendo una seconda giovinezza.
Questo per quanto riguarda gli oggetti.
Paradossalmente, e per antitesi, questo amore per l'oggetto "vissuto", "vintage" non si applica alle persone.
Oggi, in Italia, aver superato i sessanta anni è indice di colpa.
Se ti capita nel 2013 di essere sessantenne, impiegato statale, o (non sia mai) politico, amministratore,
funzionario, automaticamente sei ladro, massone, corrotto, "padre puttaniere".
Se sei giovane sei innocente. Se hai vent'anni hai diritti, se ne hai 60 hai colpe.
Questa antitesi generazionale così netta che si sta formando nel nostro Paese, ovvia e naturale reazione all'impero della gerontocrazia durato 40 anni almeno, sta però, come ogni eccesso, uscendo dai binari della razionalità e della logica.
Anziano non può essere sinonimo di ladro e corrotto.
Amministratore non può essere metafora di casta, ladrocinio, ipocrisia. Talvolta lo è (e magari spesso) ma non sempre.
La rivoluzione culturale che si vuole imporre in Italia è legata da una certa sottile similitudine (mutata mutandis per nostra fortuna) con il regime che governò in Cambogia dal 17 aprile 1975 al 9 gennaio 1979, ovvero Angkar Padevat, letteralmente "Organizzazione Rivoluzionaria".
I membri di tale Movimento erano i Kmer Rossi. La gioventù era idolatrata dal partito. I peggiori guardiani dei campi di concentramento ed i più fanatici delatori erano appunto bambini ed adolescenti.
I bambini di 10 anni venivano messi a capo dei commando, perché i khmer rossi erano convinti che solo i bambini avessero una mente sufficientemente candida per diventare la nuova generazione di khmer rossi.
L'autorità patriarcale venne abolita e fu severamente proibito ai genitori percuotere, anche lievemente, i figli.
Furono abolite banche e moneta, le professioni "borghesi" e intellettuali (insegnante, medico, avvocato, ecc.) erano considerate indegne.
I Khmer Rossi giustificarono l'abolizione della moneta con il fatto che allora il denaro era carta straccia in Cambogia e che la misura provvisoria doveva fornire un aiuto a ripartire da zero per poi ristabilire un'economia moderna.
Per "tagliare i ponti con il passato" i Khmer rossi uccisero tutti i depositari della cultura tradizionale khmer, musicisti, danzatori, insegnanti, artisti, scrittori, letterati, e ancora - medici, avvocati, ingegneri. Tutti coloro che non potevano essere considerati "povera gente" venivano uccisi con un colpo in testa, a volte anche con delle pietre per risparmiare i proiettili.
Essere anziani, colti e aver fatto in qualche modo parte della classe dirigente era un delitto nella Cambogia anni '70 di Pol Pot. Si diventava il simbolo del male.
Ma noi, per fortuna, siamo nell'Italia del 2013.
Tutto ciò che potrebbe sembrare vecchio ha necessità solo di un restyling e, oplà, ritorna nuovo, riscoprendo una seconda giovinezza.
Questo per quanto riguarda gli oggetti.
Paradossalmente, e per antitesi, questo amore per l'oggetto "vissuto", "vintage" non si applica alle persone.
Oggi, in Italia, aver superato i sessanta anni è indice di colpa.
Se ti capita nel 2013 di essere sessantenne, impiegato statale, o (non sia mai) politico, amministratore,
funzionario, automaticamente sei ladro, massone, corrotto, "padre puttaniere".
Se sei giovane sei innocente. Se hai vent'anni hai diritti, se ne hai 60 hai colpe.
Questa antitesi generazionale così netta che si sta formando nel nostro Paese, ovvia e naturale reazione all'impero della gerontocrazia durato 40 anni almeno, sta però, come ogni eccesso, uscendo dai binari della razionalità e della logica.
Anziano non può essere sinonimo di ladro e corrotto.
Amministratore non può essere metafora di casta, ladrocinio, ipocrisia. Talvolta lo è (e magari spesso) ma non sempre.
La rivoluzione culturale che si vuole imporre in Italia è legata da una certa sottile similitudine (mutata mutandis per nostra fortuna) con il regime che governò in Cambogia dal 17 aprile 1975 al 9 gennaio 1979, ovvero Angkar Padevat, letteralmente "Organizzazione Rivoluzionaria".
I membri di tale Movimento erano i Kmer Rossi. La gioventù era idolatrata dal partito. I peggiori guardiani dei campi di concentramento ed i più fanatici delatori erano appunto bambini ed adolescenti.
I bambini di 10 anni venivano messi a capo dei commando, perché i khmer rossi erano convinti che solo i bambini avessero una mente sufficientemente candida per diventare la nuova generazione di khmer rossi.
L'autorità patriarcale venne abolita e fu severamente proibito ai genitori percuotere, anche lievemente, i figli.
Furono abolite banche e moneta, le professioni "borghesi" e intellettuali (insegnante, medico, avvocato, ecc.) erano considerate indegne.
I Khmer Rossi giustificarono l'abolizione della moneta con il fatto che allora il denaro era carta straccia in Cambogia e che la misura provvisoria doveva fornire un aiuto a ripartire da zero per poi ristabilire un'economia moderna.
Per "tagliare i ponti con il passato" i Khmer rossi uccisero tutti i depositari della cultura tradizionale khmer, musicisti, danzatori, insegnanti, artisti, scrittori, letterati, e ancora - medici, avvocati, ingegneri. Tutti coloro che non potevano essere considerati "povera gente" venivano uccisi con un colpo in testa, a volte anche con delle pietre per risparmiare i proiettili.
Essere anziani, colti e aver fatto in qualche modo parte della classe dirigente era un delitto nella Cambogia anni '70 di Pol Pot. Si diventava il simbolo del male.
Ma noi, per fortuna, siamo nell'Italia del 2013.
Giovani, bravi e belli. I khmer Rossi, Pol Pot, la Cambogia e la gerontocrazia.
Reviewed by Polisemantica
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mercoledì, aprile 10, 2013
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