Ha fatto scalpore l'intervista rilasciata al New York Times da Erin Callan, ex direttrice finanziaria di Lehman Brothers, nella quale la 47-enne invita le donne a non sprecare tutte le proprie energie per la carriera lavorativa perché non ne vale la pena e soprattutto non rende la vita migliore.
Nel libro "Is there life after Work?" - C'è una vita oltre il lavoro? - la Callan si rammarica per aver perso tanti anni della sua vita a lavorare senza sosta, mettendo in secondo piano gli affetti personali e le piccole gioie quotidiane.
In un mondo in piena crisi e in cui il lavoro non c'è per tante persone che ne hanno estremamente bisogno questa asserzione è una antitesi e pare una provocazione fatta da chi di denaro ne ha abbastanza da poterne fare a meno.
Nonostante ciò occorre considerare in onestà se e quanto stare tutto il giorno al lavoro fuori casa lasciando i figli, anche piccoli, a scuole, asili, baby sitter, nonni, abbia migliorato o meno la vita di tanti milioni di donne e dei loro bambini.
Il lavoro è un diritto e un dovere e le donne, come gli uomini, hanno il diritto e il dovere di lavorare.
Non si può però fare a meno di ragionare sulla nota citazione "non è l'uomo fatto per il lavoro ma è il lavoro fatto per l'uomo", un chiasmo il cui significato è che il lavoro deve migliorare la vita di chi lo compie, non peggiorarla, e che l'essere umano è più importante del lavoro che fa.
Potrebbe essere vero: "non è l'uomo fatto per il lavoro ma è il lavoro fatto per l'uomo".
E per la donna.
L'ANTITETICA ERIN CALLAN: "IS THERE LIFE AFTER WORK?"
Reviewed by Polisemantica
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mercoledì, marzo 13, 2013
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