I VENTI ANNI DI LUCIO BATTISTI E IL SUO CANTO LIBERO

Sono venti anni che Lucio Battisti ci ha lasciato

In omaggio al grande artista analizziamo oggi la sua canzone "il mio canto libero".

Si tratta del singolo contenuto in  "Il mio canto libero" il settimo album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel novembre 1972 dall'etichetta discografica Numero Uno.

Rimase al primo posto della classifica italiana per undici settimane non consecutive fra il gennaio e l'aprile del 1973, risultando l'album più venduto in Italia del 1973.

Fu scritta in collaborazione con Mogol nel 1972.

Il brano ha spunti autobiografici: Mogol lo scrisse dopo la separazione dalla moglie e l'incontro con la nuova
compagna, la pittrice e poetessa Gabriella Marazzi, insieme a cui acquistò un mulino (trasformato nello studio di registrazione Il Mulino) e di un vecchio cascinale ("ricoperto dalle rose selvatiche") in cui andò ad abitare.

Protagonista è il canto, libero e disinteressato, indifferente a tutto ciò che lo circonda, il cui messaggio è l'amore che unisce l'autore alla sua donna.

Un testo così bello e complesso, nella sua apparente semplicità, nasconde una serie di strutture narrative e figure retoriche.

Troviamo l'iperbole ("E l'immensità si apre intorno a noi al di là del limite degli occhi tuoi")

L'allegoria relativa alle trascorse relazioni ("la veste dei fantasmi del passato")

Viene utilizzata l'anafora "in un mondo che..." L'anàfora (dal greco ἀναφορά, anaphorá, «ripresa») è una figura retorica che consiste nel riprendere, ripetendola, una parola o un'espressione all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto. L'effetto è tanto maggiore quanto più numerose sono le ripetizioni.

Una parte del testo è formata da un metatesto in cui le strofe si susseguono seguendo due percorsi semantici differenti.

Per cui avremo nel medesimo verso due parti di frase:

In un mondo che
prigioniero è
respiriamo liberi io e te
E la verità
si offre nuda a noi e
e limpida è l'immagine
ormai

e insieme

Pietre un giorno case
ricoperte dalle rose selvatiche
rivivono ci chiamano
Boschi abbandonati
perciò sopravvissuti vergini
si aprono
ci abbracciano

Poi la metafora ("e s'alza un vento tiepido d'amore") che avvolge l'esistenza dei due innamorati.

La canzone è metafora della storia di due innamorati "colpevoli" agli occhi del mondo e allegoria della libertà data dall'amore.

Ecco il testo

In un mondo che
non ci vuole più
il mio canto libero sei tu
E l'immensità
si apre intorno a noi
al di là del limite degli occhi tuoi
Nasce il sentimento
nasce in mezzo al pianto
e s'innalza altissimo e va
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
sorretto da un anelito d'amore
di vero amore
In un mondo che - Pietre un giorno case
prigioniero è - ricoperte dalle rose selvatiche
respiriamo liberi io e te - rivivono ci chiamano
E la verità - Boschi abbandonati
si offre nuda a noi e - perciò sopravvissuti vergini
e limpida è l'immagine - si aprono
ormai - ci abbracciano
Nuove sensazioni
giovani emozioni
si esprimono purissime
in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s'alza un vento tiepido d'amore
di vero amore
E riscopro te
dolce compagna che
non sai domandare ma sai
che ovunque andrai
al fianco tuo mi avrai
se tu lo vuoi
Pietre un giorno case
ricoperte dalle rose selvatiche
rivivono
ci chiamano
Boschi abbandonati
e perciò sopravvissuti vergini
si aprono
ci abbracciano
In un mondo che
prigioniero è
respiriamo liberi
io e te
E la verità
si offre nuda a noi
e limpida è l'immagine
ormai
Nuove sensazioni
giovani emozioni
si esprimono purissime
in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s'alza un vento tiepido d'amore
di vero amore
e riscopro te




I VENTI ANNI DI LUCIO BATTISTI E IL SUO CANTO LIBERO I VENTI ANNI DI LUCIO BATTISTI E IL SUO CANTO LIBERO Reviewed by Polisemantica on domenica, settembre 09, 2018 Rating: 5

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