Il carino, al pari dell'interessante e del bizzarro sono diventati, come fa notare argutamente Guido Vitiello in un articolo apparso sul Corriere, la moneta corrente spesa nelle conversazioni, nei giudizi informali che solitamente vengono espressi dopo aver visitato una mostra, assistito alla proiezione di un film, o semplicemente come commento a una foto su Facebook
Tali aggettivi non si fermano sulla bocca degli spettatori, ma divengono il puntello delle recensioni e della critica d’occasione, che ha sempre bisogno di un carnet di aggettivi-tappabuchi.
Sianne Ngai, anglista alla Stanford University |
Una celebre striscia dei Peanuts dove appare l'uso corrente dell'aggettivo carino |
Ma questi termini dall'aria apparentemente così dimessa sono tutt'altro che innocui.
Divengono infatti falso sinonimo, o un aggettivo connotativo del termine bello, ma con una sfumatura standardizzante che impedisce di godere della vera bellezza e di inorridire alla reale bruttezza.
Magari primo elemento di un climax ascendente (carino, bello, sublime) ma anche aggettivo che inquadra un'epoca incapace di prendere realmente posizione e di "sentire" intensamente qualunque cosa.
LA DITTATURA DEL CARINO E LA FALSA SINONIMIA
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martedì, gennaio 23, 2018
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