Lo studioso statunitense definì il segno come il risultato dell'interazione fra tre elementi:
- il veicolo segnico
- l’interpretante
- l’oggetto reale, il referente .
C’è un bambino che ascolta la maestra che gli insegna a parlare in inglese.
C’è la parola CAT scritta alla lavagna.
La parola CAT scritta alla lavagna |
La parola è il veicolo segnico. Per spiegare meglio al bambino, la maestra può usare un altro veicolo segnico visivo, ovvero una immagine stilizzata disegnata con il gesso di un gatto (che è icona del gatto).
L'immagine stilizzata del gatto: il veicolo segnico diventa visivo |
L’interpretante è l’idea della “gattinità” (ovvero l’immagine mentale del simpatico mammifero a quattro zampe che miagola) nella mente del bambino. Potrebbe essere nella sua immaginazione un micino del film a cartoni animati “Gli aristogatti”, oppure il personaggio in 3D che interpreta la il film del “Garfield” o un siamese.
Gli Aristogatti: un possibile "interpretante" nella mente del bambino. |
È a lui che alludeva la maestra parlando al bambino.
Il referente: l'ultimo vagone del veicolo segnico |
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Ciò significa che noi abbiamo delle conoscenze pregresse e delle aspettative ogni qualvolta comunichiamo.
Da tali conoscenze e aspettative siamo fortemente condizionati quando siamo raggiunti da messaggi inviati da altri o quando siamo noi ad inviarne.
Il concetto dei segni in questo video su Ars Europa Channel. Buona visione!
IL MICIO E IL TRIANGOLO SEMIOTICO
Reviewed by Polisemantica
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lunedì, ottobre 28, 2019
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