LA GESTALT E LA POTENZA DEL CALEMBOUR NELL'ESPERIENZA VISIVA


Quando si definisce un visual per una pubblicità, o si progetta un marchio, occorre fare molta attenzione a diversi particolari, non ultimo alla possibilità che si formi, inavvertitamente un calembour visivo.

Il calembour indica un particolare gioco di parole, basato sull'omofonia di termini che si scrivono in maniera identica o simile ma hanno significato diverso.

Per esempio "venti" indica sia un numero che un fenomeno atmosferico.

Naturalmente il calembour può anche essere visivo, ovvero è basato sulla somiglianza di forme riferite a significati diversi.

Anche la Gestalt si interessò a tale fenomeno.

L’impostazione di questa scuola riteneva che la percezione di un oggetto fosse il risultato della associazione di elementi sensoriali distinti.

Max Werthemeir, suo fondatore nel 1912, sosteneva che non c’è corrispondenza diretta tra realtà empirica e realtà percettiva e che quindi per comprendere il fenomeno percettivo non bisogna partire dalla descrizione dei singoli elementi sensoriali ma dalla situazione percettiva globale perché la “forma non è data dalla semplice somma dei suoi elementi ma è qualcosa di più, di diverso”.

Una delle sette leggi della Gestalt, la "Legge dell'esperienza passata" afferma che elementi che per la nostra esperienza passata sono abitualmente associati tra di loro tendono ad essere uniti in forme.

Basta guardare l'immagine: ci sono le icone stilizzate di due ballerini, un uomo e una donna con abito lungo, a campana, impegnati in una danza. Senza scomodare Freud e Werthemeir, voi cosa ci vedete, invece?
LA GESTALT E LA POTENZA DEL CALEMBOUR NELL'ESPERIENZA VISIVA LA GESTALT E LA POTENZA DEL CALEMBOUR NELL'ESPERIENZA VISIVA Reviewed by Polisemantica on domenica, marzo 31, 2019 Rating: 5

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