GLI ATTI LINGUISTICI


La teoria degli atti linguistici è una componente fondamentale da tenere in considerazione quando si comunica. Si fonda sul presupposto che un enunciato non abbia soltanto una funzione descrittiva o veridica.

Questo significa che mediante una frase si possa non solo descrivere il contenuto o sostenerne la veridicità, ma che la maggior parte degli enunciati servano a compiere delle vere e proprie azioni in ambito comunicativo, per esercitare un particolare influsso sul mondo circostante.

Secondo la nota teoria, sviluppata da John Langshaw Austin nel 1955 e divulgata da John Searle un atto linguistico consta di tre parti:

  1. Locuzione (struttura ed enunciato)
  2. Illocuzione (obiettivo, intenzione comunicativa)
  3. Perlocuzione (effetto dell'atto linguistico sull'interlocutore)

John Langshaw Austin

Se prendiamo ora in considerazione gli atti linguistici in riferimento alla parte illocutiva, dunque in base alle varie funzioni comunicative, possiamo suddividerli in cinque classi.


Rappresentativi/Assertivi    



sostenere, comunicare, annunciare    

Il locutore formula un enunciato in base alle conoscenze e alle sue credenze.

Alcuni esempi possono essere "Io credo in Dio"; oppure "Oggi è venerdì" o anche "la riunione si terrà domani"


Direttivi    

pregare, ordinare, consigliare    

Il locutore vuole che l'interlocutore compia (o non compia) una certa azione.

Abbiamo "ti prego di ascoltarmi"; oppure "esci subito di qui!" o anche "sii prudente".


Commissivi    


promettere, accordare, offrire, minacciare    

Il locutore si impegna ad un´azione futura.

"Te lo comprerò domani" è un esempio. Abbiamo anche "Va bene, facciamolo"; poi, "Ne vuoi un pezzo?" e infine "Attento a te!"


Espressivi    


ringraziare, salutare, augurare, denunciare    

Il locutore esprime il suo orientamento psichico per stabilire e mantenere contatti sociali.

Sono quindi espressive le frasi"grazie!", "ciao!", "buon Natale" e "lo ha preso lui!"


Dichiarativi   
 

nominare, rilasciare, battezzare    

Il locutore esercita un certo suo potere all'interno di un determinato ambito istituzionale.

Ecco quindi "vi dichiaro marito e moglie", poi "ti nomino mio successore ed erede", "è libero!" (se detto da un giudice) e "io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

Naturalmente gli atti dichiarativi sono tali solo se usati da individui nell'espletamento delle proprie funzioni, quindi un sacerdote, un sindaco, un giudice e così via. Non lo sono se pronunciati da persone che non svolgono la funzione specifica.

Può tuttavia accadere talvolta che alcuni atti siano di un tipo ma svolgano una funzione differente.

La frase "ti amo" che implica (o dovrebbe) "per sempre" è percepita come un atto linguistico dichiarativo,  cioè come una frase che produce effetti reali nella realtà. Anche dire "è finita" da parte di uno dei due ha tale valore, almeno a livello percettivo, nella coppia, in quanto spezza il vincolo di fiducia che lega gli amanti. Non è però un vero atto linguistico dichiarativo (in effetti sarebbe espressivo o tuttalpiù rappresentativo) ma di tale atto ha gli effetti.

GLI ATTI LINGUISTICI GLI ATTI LINGUISTICI Reviewed by Polisemantica on mercoledì, ottobre 09, 2019 Rating: 5

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