I CODICI NEL GLOSSARIO DI POLISEMANTICA


Cosa si intende per codice? Secondo la definizione polisemantica più comune, il codice è l’insieme dei segni e delle norme relative al loro uso che regolano la comunicazione.

Riprendendo il concetto di segno, possiamo dire che, ad esempio, il divieto di accesso è un segno (o segnale) stradale, che insieme agli altri segnali e norme, crea il codice stradale.

Quindi, in altre parole, tanti segni, inseriti in un contesto, formano un codice.

I codici sono numerosi, e si appoggiano gli uni agli altri per creare un linguaggio. Il linguaggio del corpo, ad esempio, nasce dall'uso contemporaneo, articolato e complementare dei codici prossemici, cinetici, mimetici, dell’abbigliamento e vari altri.

Il linguaggio del corpo si basa sui codici prossemici, cinetici, mimetici e gestuali


Cominciamo a imparare a riconoscere i diversi codici.

Si parla di codici prossemici quando si ci riferisce ai significati che possono assumere i gesti e le posizioni del corpo e i rapporti degli oggetti in relazione a dove essi sono collocati. Entrando in una stanza, il fatto che gli oggetti siano disposti in un modo o in un altro, ci invia dei messaggi chiarissimi.

Se entriamo in una stanza in cui i tavoli, tutti delle medesime dimensioni, siano ordinatamente posti l’uno accanto all'altro, e tutti guardino verso la medesima direzione, in cui è posizionato un tavolo di solito più grande, voltato in modo che guardi verso questi tavoli più piccoli, sapremo che probabilmente ci troviamo in un luogo di formazione, in cui un certo numero di discenti ascolteranno in ordine silenzioso la lezione di un docente.

I codici prossemici suggeriscono l'idea di gerarchia in questo luogo. Il maestro che occupa la cattedra è chi ha autorità.
Il luogo invita ad un atteggiamento diverso rispetto al caso in cui l’organizzazione degli oggetti nello spazio sia, per esempio, a isola, con tutti i banchi disposti in modo da creare un luogo di lavoro e di cooperazione tra tutti.

La prima disposizione è gerarchica, la seconda paritaria. La prima ricorda le aule delle scuole ottocentesche, in cui si dava del voi al maestro, si chiedeva il permesso di alzarsi o di parlare e non erano ammesse discussioni, la seconda ricorda una sala riunioni, un luogo di lavoro, una redazione, in cui ognuno è implicitamente invitato a offrire il suo commento e il suo contributo.

Naturalmente non è detto che una determinata disposizione degli oggetti nello spazio implichi necessariamente un determinato tipo di atteggiamento. Non basta un solo codice a creare una regola di comunicazione tra emittente e destinatario.

I codici prossemici inviano l'idea di due diversi schieramenti con pari autorità

Così potremo avere “democratiche” sale riunioni in cui l’amministratore delegato illustra il suo parere e impartisce delle istruzioni che non ammettono discussioni a collaboratori inermi e senza alcuna voce in capitolo e aule “gerarchiche” in cui il maestro non riesce a far rispettare l’ordine a una classe indisciplinata e rumorosa che fa tutto ciò che vuole senza che il docente riesca a porre freno a tali comportamenti maleducati.

Fra i vari codici prossemici, ricordiamo anche la distanza tra i corpi e il concetto di vicinanza. Vi è una diversa percezione di invasione del proprio spazio personale a seconda del tipo di rapporti che abbiamo con l’individuo che lo attua.

I codici prossemici legati al concetto di vicinanza inviano l'idea di intimità

Il partner o una persona che ci è particolarmente cara, non viene percepito come un invasore anche se sta a una distanza di pochi centimetri da noi. Sensazione molto diversa e spiacevole invece se tale vicinanza viene tenuta da un semplice conoscente.

Quindi a seconda della distanza tra gli individui  si individuano dei rapporti tra loro (occorre però tenere presente i diversi contesti culturali. Le cose cambiano molto se ci troviamo nella società giapponese, in quella americana, in quella italiana o dell’Europa del nord).

Ci riferiamo ai codici cinetici quando ci occupiamo alla comunicazione non verbale relativa al significato del movimento nello spazio. Un gruppo di persone che passa correndo o che procede lentamente, ci segnalano eventi differenti (una gara podistica o una processione)

I codici cinetici in un gruppo che procede lentamente inviano l'idea di una manifestazione pacifica
I codici mimetici e quelli gestuali si riferiscono al significato della comunicazione realizzata con i gesti e i movimenti del corpo, quindi le espressioni facciali, i movimenti delle mani quando gesticoliamo, il modo di camminare ( flessuoso, marziale, impettito, a testa bassa o alta, ecc..).

Il codice mimetico, inteso come capacità di imitare e di esprimere le proprie emozioni con il volto, rientra per definizione nella sfera della dimensione plastica, all'interno della pragmatica, vale a dire l'insieme delle relazioni che intercorrono tra i segni e i personaggi che li utilizzano.

Serve a definire e connotare un personaggio rappresentato.

I codici mimetici raccontano l'umore di un individuo
Buona parte della comunicazione è quella non verbale, quindi i codici prossemici e i codici cinetici “la fanno da padrone”.

Non dimentichiamo inoltre che esistono altri codici come ad esempio quelli paralinguistici che determinano le intonazioni e le inflessioni, quando parliamo.


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Ci sono poi i codici dell’arredamento, dell'architettura, dell'abbigliamento, nonché i codici dell'acconciatura o cromatici.

Ambientare una azione di un film o la scena di un dipinto in una stanza arredata in modo spoglio o sontuoso cambia buona parte del significato della rappresentazione.

Disporre gli elementi pittorici di una tela con uno sfondo storico, con una architettura romanica, o con un palazzo dei primi del Novecento ci dà importanti indizi per comprendere ad esempio il periodo in cui il dipinto è ambientato, indizi che saranno poi disattesi o sottolineati dai codici dell’abbigliamento.

Codici dell'abbigliamento, dell'arredamento urbano e dell'architettura ci indicano la temporizzazione della scena
Una cosa è infatti ambientare una azione con personaggi che indossano abiti ottocenteschi con uno sfondo con un tempio romano, che ci indicherà un periodo storico (l’Ottocento) nonostante il codice dell’architettura, altra cosa è vedere un quadro in cui i personaggi sono vestiti con tuniche, toghe e corazze, in un luogo arredato come le antiche case dei Romani.

Grazie a questi codici, che come al solito si completano gli uni con gli altri, avremo preziose informazioni relative alle strutture discorsive, in particolare in riferimento a quelle della temporalizzazione.
I CODICI NEL GLOSSARIO DI POLISEMANTICA I CODICI NEL GLOSSARIO DI POLISEMANTICA Reviewed by Polisemantica on giovedì, giugno 07, 2018 Rating: 5

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