Un tempo eravamo un "popolo di santi, eroi, navigatori", oggi, nell'era della standardizzazione culturale siamo diventati un popolo di Panda (che a dire il vero evoca nella mente un epiteto per nulla lusinghiero, accostandolo infelicemente proprio al prodotto pubblicizzato. Chissà, magari è un tentativo di "negative approach", come ai bei tempi del maggiolone Volkswagen?)
Fatto sta che in un climax ascendente che parte dal passato, con scene che hanno per protagonista la versione "storica" della Panda, il ritornello del Jeengle, per sua natura anafora, ci ricorda che "vengo anch'io", come cantava Enzo Jannacci molti decenni fa.
Vi è anche un'antitesi tra prima e dopo, una temporizzazione che parte dagli anni '80 a oggi, mostrando nelle ultime scene la nuova versione dell'auto più amata dagli italiani, almeno secondo il mensile Panorama.
In un succedersi di vicende di tutti i giorni, accostate per accumulazione, la vicenda si dipana in una molteplicità di luoghi, che secondo la categoria discorsiva della spazializzazione, rimandano a vari angoli d'Italia (lo capiamo dai codici dell'architettura e paesaggistici).
Dal punto di vista dell'attorizzazione la protagonista è lei, la mitica Panda e noi, rappresentati per sineddoche da vari giovani d'ambo i sessi nello scorrere del tempo, che per antonomasia rappresentano il popolo di Panda.
Vi sarà anche una velata allusione al fatto che stiamo diventando una specie a rischio di estinzione?
GLI ITALIANI E L'ALLUSIONE AL POPOLO DI PANDA
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martedì, aprile 04, 2017
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