La resurrezione di Lazzaro è un miracolo di Gesù raccontato dal Vangelo secondo Giovanni, al culmine della narrazione: da una parte molti indecisi credono in Gesù, dall'altra i sommi sacerdoti ed i farisei decidono di farlo morire.
Giotto, nell'interpretazione della Resurrezione di Lazzaro,
databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli
Scrovegni a Padova riscopre e reinventa quella riscontrabile nella tradizione,
già a partire dal VI secolo.
Gesù a sinistra incede e leva il braccio per benedire Lazzaro, già fuoriuscito dalla tomba, che viene aiutato a sbendarsi dai discepoli; uno si copre il viso per evitare i cattivi odori mentre una donna solleva il velo in modo che scopra solo gli occhi.
In basso due servitori appoggiano il coperchio marmoreo della tomba che Cristo ha chiesto di rimuovere. Alla vista del miracolo gli astanti sono colti dalla sorpresa, alzando le mani al cielo, mentre Marta e Maria si prostrano ai piedi di Gesù.
La figura al centro, che solleva un braccio, è stata giudicata come una delle più sciolte e realistiche dipinte dall'artista nel ciclo. Anche l'uomo dietro di lui, vestito di rosso e che solleva entrambe le mani, è vivo e credibile. Il cadavere è molto realistico, con le labbra e le palpebre semichiuse, e un'innaturale magrezza.
Lo schema compositivo dell'affresco |
L'intensità di Gesù mentre pronuncia la celebre frase: "Lazzaro, vieni fuori!" |
La versione della Resurrezione di Lazzaro di Assisi |
GIOTTO E LA RESURREZIONE DI LAZZARO SECONDO GIOVANNI
Reviewed by Polisemantica
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mercoledì, ottobre 16, 2019
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