L'Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti all'opera del poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l'eroe Odisseo (o Ulisse, con il nome latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade.
L'etimologia del nome "Odisseo" è ignota. Lo stesso Omero cerca di spiegarla nel libro XIX connettendola al verbo greco "ὀδύσσομαι", il cui significato è "essere odiato" con l'implicazione agli dei protettori di Troia che non vogliono permettergli il ritorno a casa dato che ha distrutto, grazie alla sua astuzia, la loro città.
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Il nome Odisseo presenta anche assonanze interessanti con altri concetti: odos - ou che significa "viaggio" e oud-eis che significa "nessuno" (da cui la risposta di Polifemo che ai ciclopi che gli chiedono perché avesse urlato risponde che "Nessuno ha cercato di ucciderlo").
L'opera di Omero è traboccante di strutture semionarrative, tra modelli attanziali, figure retoriche, funzioni comunicative, categorie discorsive, simboli, icone, indici e codici.
Tra tutto questo "abbondanza" comunicativa, per brevità, possiamo osservare uno degli innumerevoli quadrati semiotici che compongono l'Odissea.
Uno dei quadrati semiotici dell'Odissea |
Penelope occupa la posizione stabile |
Ulisse è nomade, Telemaco non stabile |
Stabile è la moglie Penelope, sempre chiusa nella reggia ad attenderlo
I proci sono non nomadi |
Non stabile è il figlio Telemaco, che pur restando sempre a Itaca con la madre, fa brevi viaggi per cercare notizie del padre scomparso da venti anni.
E questo è solo l'inizio.
ULISSE, L'ODISSEA DI OMERO E IL QUADRATO SEMIOTICO
Reviewed by Polisemantica
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venerdì, luglio 19, 2019
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