BERTOLUCCI E L'ALLEGORIA DEL CONFORMISTA



Figlio del poeta Attilio, allievo di Pier Paolo Pasolini con il ruolo di aiuto regista in "Accattone", Bernardo Bertolucci, debutta con la "Commare secca" nel 1962, proprio con un soggetto del maestro di Casarsa della Delizia.



Grande appassionato di cinema e influenzato soprattutto dai film di Jean-Luc Godard, Bernardo Bertolucci percorre i primi passi di autore cinematografico all'interno di un contesto molto vivace. Come ricorderà lui stesso l'ambiente universitario è stato l'occasione per frequentare non solo il padre e Pasolini, ma anche Alberto Moravia, Elsa Morante, il Centro Sperimentale di Cinematografia, gli autori del cinema francese, che ebbero una parte fondamentale per il suo apprendistato artistico.

Dopo le prime esperienze letterarie e cinematografiche che vedono tra l'altro la vittoria nel premio letterario Viareggio del 1962 con la raccolta di poesie "In cerca del mistero" e la realizzazione, con produzione e distribuzione targata Rai de "La strategia del ragno", Bertolucci approda a "Il conformista", definito da molti il film della svolta della sua carriera cinematografica.



Il soggetto è tratto dall'omonimo romanzo di Moravia, di cui lo stesso Bertolucci si occupa della successiva sceneggiatura, che vede dilatarsi la "dimensione psicologica" del protagonista Marcello Clerici, vera colonna portante dell'intera pellicola.

La vicenda di Marcello, il conformista del titolo, interpretato da un Jean-Louis Trintignant che dona al personaggio una profonda complessità, che aderisce al Fascismo e si offre come volontario dell'Ovra, la polizia segreta, si sposa con Giulia, compie il viaggio di nozze a Parigi per incontrare il professor Quadri, suo insegnante all'Università e antifascista rifugiatosi in Francia, fino all'organizzazione del suo assassinio, sono gli elementi della fabula su cui Bertolucci può innestare al meglio le sue tematiche.

Bertolucci ha l'occasione di mettere in scena la grande metafora della cecità della borghesia fascista. L'amico più caro di Marcello è infatti Italo Montanari, un cieco che paradossalmente legge i proclami propagandistici del regime alla radio. Marcello aiuta il cieco in quanto anche lui si rifiuta di vedere quello che lo circonda e adatta la sua vista a quella di Italo.



La sequenza della festa per il matrimonio di Marcello organizzata da Italo peraltro tagliata nella prima versione e reintrodotta in seguito da Vittorio Storaro nel restauro delle pellicola, non è solo un'allegoria di un intero periodo storico: alla festa sono tutti ciechi e anche Marcello all'interno della comitiva, in una fantastica traslazione metonimica, dimostra la sua cecità culturale, per farsi meglio accettare.

Un altra sequenza paradigmatica la ritroviamo nello studio del professor Quadri a Parigi, durante il primo incontro con Marcello, dove i due ricordano la storia della caverna di Platone, dove un gruppo di uomini guarda le ombre proiettate sul muro delle persone che passano davanti all'entrata della grotta: un'altra metafora della cecità della borghesia che si accontenta di vedere solo le ombre della realtà.

In questa occasione Bertolucci accompagna la narrazione della lezione platonica con le immagini dello studio di Quadri, che, grazie a un sapiente uso di luci e ombre si trasforma proprio nell'antro platonico.



Ma non è il solo espediente scenografico utilizzato dal regista. Tutti gli interni, dal ministero, alla radio, all'ospedale psichiatrico dove è rinchiuso il padre di Marcello, risultano fintamente maestosi, ma in realtà sono vuoti, come nella pittura metafisica di De Chirico, dove le poche figure umane che si muovono all'interno degli spazi riflettono l'assenza di umanità e di conseguenza di civiltà.




BERTOLUCCI E L'ALLEGORIA DEL CONFORMISTA BERTOLUCCI E L'ALLEGORIA DEL CONFORMISTA Reviewed by Ars Europa on lunedì, novembre 26, 2018 Rating: 5

Nessun commento:

Powered by Blogger.