Stanno impazzando in tutto il mondo, semplici e innovative come l'uovo di Colombo. Non sono solo giocattoli, sono oggetti fashion. Le ha inventate un artista innamorato della cultura giapponese, Danny Choo, qualche anno fa, e da allora hanno conosciuto un successo travolgente.
Non sono solo bambole, ma elaborati simulacri di ragazzine, di circa 60 cm, completi di abiti e accessori su misura. La versione automatica di Mirai Suenaga, personaggio mascotte della serie, è in parte bambola e in parte robot.
Siamo ben lontani dall'idea industriale della bambola umanoide per tutti, la Barbie. Qui si tratta di un oggetto tecnologico di design, dalle caratteristiche non comuni e dal costo non accessibile a tutti.
Ciò che più incanta è la loro verosimiglianza, sia pure in forma stilizzata, con i personaggi femminili anime. Semioticamente, l'anime è icona di una ragazzina vera, la Smart Doll è icona dell'anime, in un caleidoscopio di versioni.
La smart doll incarna, con la sua pelle morbida, in silicone, i suoi capelli soffici, i suoi occhi grandi ed espressivi, l'ideale della bambola moderna e interattiva. Un connubio di arte, fashion, design, lusso e tecnologia.
La potremmo definire la bambola 4.0, prendendo a prestito la connotazione della moderna industria dell'Internet of Things, incartata in un velo di poesia e romanticismo.
Un ibrido evoluto, in cui la contaminazione di generi la fa da padrone.
Allegoria del gioco e della poesia dell'adolescenza, diventa un ossimoro nella sua accezione di romantica tecnologia o di tecnologica tenerezza.
Diventata un oggetto del desiderio di pre e post-adolescenti, la metaicona Smart Doll rappresenta un inespresso desiderio di bellezza, perfezione, pulizia e freschezza giovanile, metafora della gioventù, bella e che non passa mai.
SMART DOLL, L'ICONA TRIDIMENSIONALE DELL'ANIME
Reviewed by Polisemantica
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giovedì, luglio 27, 2017
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